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Antiriciclaggio e appalti pubblici: gli indicatori UIF per il rischio corruttivo

9 Settembre 2024
Di cosa si parla in questo articolo

L’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) ha pubblicato lo studio n. 23 della collana dei Quaderni dell’antiriciclaggio di settembre 2024, dal titolo “Il rischio corruttivo negli appalti pubblici: una proposta di indicatori sulla base di dati ufficiali”.

Lo studio, basandosi sulla letteratura di settore e utilizzando i dati pubblici dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), propone un insieme di dodici indicatori volti a quantificare il rischio di potenziali condotte corruttive nelle gare pubbliche di appalto.

Tali indicatori, calcolati per le gare pubblicate in Italia tra gennaio 2018 e giugno 2023, identificano caratteristiche specifiche della gara d’appalto o del processo di aggiudicazione del contratto, che possono segnalare una potenziale vicinanza a contesti corruttivi.

Gli indicatori proposti presentano diversi potenziali utilizzi nell’ambito dell’antiriciclaggio, come:

  • consentire l’elaborazione di mappe di rischio territoriale e settoriale
  • arricchire il patrimonio informativo che supporta le funzioni istituzionali dell’UIF
  • essere utilizzati come strumento preliminare di screening per orientare l’azione delle altre autorità, ad esempio nel monitoraggio dell’utilizzo dei fondi pubblici, inclusi quelli previsti dal PNRR.

Lo Studio ricorda che questo tipo di indicatori è ampiamente sviluppato e utilizzato da parte di organizzazioni nazionali e internazionali, al fine di monitorare l’impiego delle ingenti risorse destinate agli appalti pubblici, che rendono il settore particolarmente vulnerabile alla corruzione: in Italia tali criticità sono amplificate a causa dello stretto legame tra corruzione e criminalità organizzata, e assumono una particolare rilevanza nell’attuale contesto in cui il nostro paese sta ricevendo dalle istituzioni europee un ammontare molto elevato di fondi per il finanziamento di investimenti infrastrutturali e riforme strutturali.

Gli indicatori proposti intendono quindi misurare il rischio di corruzione in ogni gara di appalto, focalizzandosi su alcuni aspetti specifici di ciascuna aggiudicazione: aggregando gli indicatori analitici è possibile calcolare una misura di rischio di corruzione totale per ciascuna aggiudicazione e, attraverso ulteriori aggregazioni, sviluppare indicatori a livello di stazione appaltante e impresa aggiudicatrice.

Un contributo significativo di questo lavoro è l’utilizzo di dati riservati dell’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) per validare gli indicatori proposti e per fornire evidenza della loro efficacia.

Le potenziali applicazioni operative di questi indicatori riguardano:

  • il monitoraggio delle gare pubbliche
  • la classificazione delle autorità appaltanti
  • la classificazione delle imprese appaltatrici in base al rischio
  • il contributo alle attività investigative e antiriciclaggio.

Gli indicatori vengono aggregati in un indicatore sintetico, che mira a individuare la ricorrenza simultanea di queste caratteristiche come segnale di rischio corruttivo: in particolare, restringendo l’attenzione all’1% di gare che registrano il valore dell’indicatore più elevato (corrispondenti, nel periodo analizzato, a circa 4.000 aggiudicazioni), si può osservare che esse riguardano principalmente gli appalti pubblici dei settori speciali e la fornitura di prodotti.

Attraverso l’utilizzo di dati confidenziali in possesso della UIF, riguardanti oltre 100 mila imprese potenzialmente connesse a contesti di criminalità organizzata, gli indicatori proposti sono stati sottoposti a un esercizio di validazione.

In particolare, è stata verificata statisticamente la performance degli indicatori nelle aggiudicazioni vinte dalle imprese potenzialmente connesse con contesti di criminalità organizzata: i risultati hanno dimostrato che le aggiudicazioni assegnate a queste imprese registrano, in media, un valore degli indicatori superiore rispetto alle aggiudicazioni vinte dalle altre imprese.

In particolare, le gare aggiudicate da imprese potenzialmente prossime a contesti di criminalità sono caratterizzate:

  • da una minore trasparenza nella fase di post-aggiudicazione
  • un minor grado di concorrenza nella fase di gara
  • un uso più frequente di poteri discrezionali da parte delle stazioni appaltanti.

Quanto al problema dei dati mancanti, derivanti dalla omessa comunicazione all’ANAC da parte delle stazioni appaltanti di molte delle informazioni richieste, si è calcolato l’indicatore sintetico a livello di aggiudicazione solo per il 27% delle gare nel periodo analizzato.

Il maggior numero di omesse comunicazioni riguarda in particolare le stazioni appaltanti di piccole dimensioni, localizzate nelle regioni del Sud e delle Isole: in tali casi il rischio corruttivo potrebbe risultare sotto-stimato.

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