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Flash News

Modelli 231, ESG e sostenibilità aziendale: studio CNDCEC

14 Ottobre 2024

Sara Donini

Di cosa si parla in questo articolo

La Commissione “Gruppo interdisciplinare ESG-231” del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili ha pubblicato un documento di ricerca che analizza l’innovativo impatto proveniente dall’accresciuta attenzione alla sostenibilità aziendale e ai relativi fattori Enviromental, Social, Governance (c.d. ESG) sui modelli di organizzazione, gestione e controllo disciplinati dal D. Lgs. n. 231/2001.

Si tratta di un cambiamento che prende le mosse dall’elaborazione di un nuovo concetto di enterprise value, non più coincidente con la sola massimizzazione del profitto, ma comprensivo anche degli obiettivi di sostenibilità aziendale (inclusione sociale, tutela dei lavoratori e dei diritti delle persone, continuità aziendale, rispetto della diversità).

Nell’attuale disciplina in tema di responsabilità amministrativa degli enti, l’adozione e l’attuazione di un idoneo modello organizzativo, amministrativo e contabile svolge un ruolo cruciale nell’esclusione della colpa di organizzazione dell’ente.

Recentemente il legislatore è intervenuto con il D. Lgs. n. 24/2023 prevedendo che gli assetti debbano contemplare specifiche tutele per coloro che segnalano violazioni della normativa dell’Unione o nazionale.

Ciononostante, difetta una normazione di portata generale dei requisiti specifici dei modelli dei vari settori, nonché dello stesso Organismo di Vigilanza.

L’attenzione sempre crescente ai fattori di sostenibilità aziendale ha trovato ulteriore impulso in alcuni studi che hanno evidenziato l’esistenza di un circolo virtuoso innescato dal perseguimento di tali obiettivi in relazione alla prevenzione sia del rischio di reati (ad es. reati ambientali, reati di cui al T.U. n. 81/2008 in tema di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, reati tributari e societari), che di altre condotte illecite, quali le false comunicazioni sociali, gli illeciti informativi connessi relativi alla sostenibilità dei prodotti (c.d. greenwashing) e all’omessa informazione circa l’impatto ambientale dell’attività di impresa (c.d. greenhushing).

Recentemente, con l’entrata in vigore della Direttiva sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (Direttiva CSRD 2022/2464/UE), si è previsto che a partire dal 2025 (esercizio 2024) il bilancio di sostenibilità, attraverso cui viene rappresentato l’impatto dei fattori ESG sull’andamento dell’impresa, dovrà essere incluso nella relazione sulla gestione ex art. 2428 c.c.

Il tema in oggetto sta acquisendo sempre più rilievo, si pensi ad esempio al settore creditizio dove le autorità bancarie impongono agli istituti di credito di tenere in considerazione i fattori ESG sia ai fini dell’accesso al credito, che nella gestione del rischio.

Tant’è che recentemente sono stati sviluppati diversi meccanismi di rating dei fattori ESG in relazione alle prestazioni degli enti.

Il documento di ricerca si sofferma sui diversi tipi di rating e sulla Proposta di Regolamento della Commissione europea volta ad individuare una cornice normativa di riferimento.

In conclusione, le strategie di sostenibilità ESG stanno determinando l’adozione di un approccio gestorio indirizzato verso la creazione di valore nei tre ambiti Enviromental, Social e Governance anche per gli stakeholders e non solo per gli shareholders.

In quest’ottica, l’attuazione di un idoneo modello ex D.Lgs. n. 231/2001 consente di perseguire indirettamente gli obiettivi di sostenibilità aziendale, così dando luogo ad un processo di integrazione e coordinamento tra compliance e sostenibilità.

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