L’UIF (Unità d’Informazione Finanziaria), ha pubblicato lo studio n. 24 della collana “Quaderni dell’Antiriciclaggio”, di novembre 2024, incentrato sul rapporto fra mafie e imprese.
Lo studio introduce un quadro concettuale per distinguere i diversi motivi di infiltrazione delle imprese legali da parte delle organizzazioni criminali e ne fornisce una validazione utilizzando i dati della mappatura sperimentale delle imprese, operanti in Italia, potenzialmente connesse a contesti di criminalità organizzata, elaborata negli scorsi anni presso l’UIF.
I motivi dell’infiltrazione criminale possano essere molto diversi tra loro:
- l’attività dell’impresa può favorire e supportare direttamente le attività criminali (motivazione “funzionale”: ad es., l’impresa facilita il riciclaggio di denaro)
- è l’impresa infiltrata o collusa a beneficiare delle attività criminali, aumentando la propria competitività e consentendo alle organizzazioni criminali di ottenere ulteriori profitti (motivazione “competitiva”: ad es. l’impresa acquisisce quote di mercato attraverso l’intimidazione)
- l’infiltrazione e la collusione sono utili alle organizzazioni criminali, in quanto consentono a queste ultime soprattutto, o esclusivamente, di incrementare la propria rete di relazioni all’interno dell’economia e della società, creando i presupposti per un’ulteriore crescita delle proprie attività e dei profitti connessi (motivazione “relazionale”).
L’analisi empirica documentata nello studio supporta tale quadro concettuale:
- le imprese create dalle organizzazioni criminali sono principalmente utilizzate per attività criminali (motivazione “funzionale”)
- le imprese di medie dimensioni, spesso infiltrate dopo la loro costituzione, riflettono una motivazione “competitiva”, in cui le attività criminali avvantaggiano l’impresa
- le imprese infiltrate (o colluse) grandi e ben consolidate tendono a rimanere separate dalle attività criminali, risultando quindi perfettamente “mimetizzate” e più difficili da identificare, e sono utilizzate presumibilmente per incrementare le connessioni con l’economia, la società e la politica (motivazione “relazionale”).
La distinzione tra le prime due motivazioni e la terza motivazione hanno significative implicazioni per l’azione di prevenzione e contrasto: a differenza delle transazioni finanziarie condotte dalle imprese delle prime due categorie, che hanno un maggior rischio di detection a causa del diretto coinvolgimento di tali imprese in attività criminali, quelle condotte dalle imprese della terza categoria, e i connessi investimenti nel costruire il capitale relazionale delle organizzazioni criminali, sono molto più nascoste e hanno un rischio di detection molto inferiore, essendo lontane da qualunque attività illegale.
La lotta a questo tipo di infiltrazione richiede quindi un approccio che affianchi le tecniche consolidate di investigazione e contrasto delle attività criminali con un ulteriore rafforzamento delle capacità di analisi economico: analogamente, un contributo prezioso alla prevenzione di questo tipo di infiltrazione può venire, nel sistema anti-riciclaggio, dalle categorie di segnalanti più vicine alle imprese, quali ad esempio i professionisti consulenti e i revisori dei conti.
Infine, i risultati dello studio suggeriscono che l’infiltrazione con motivazione relazionale possa significativamente incrementare il potere economico delle organizzazioni criminali, fornendo loro un canale attraverso il quale, con un’immagine “pulita”, sviluppare connessioni con operatori importanti dell’economia legale (dirigenti di grandi imprese, consulenti di alto profilo, amministratori pubblici).