Il CNDCEC ha pubblicato un documento di ricerca che approfondisce la recente proposta di Direttiva Insolvency III (COM/2022/702) della Commissione UE, volta ad armonizzare alcuni aspetti del diritto concorsuale per risolvere le disomogeneità normative tra gli Stati membri e migliorare la gestione delle crisi d’impresa nell’UE.
La proposta si pone l’obiettivo di garantire efficacia, rapidità e uniformità nelle procedure di insolvenza, favorendo la continuità aziendale e proteggendo gli interessi dei creditori.
Tra le principali innovazioni della proposta di Direttiva Insolvency III il documento segnala:
- Liquidazione semplificata per microimprese, obbligatoria per tutte le imprese al di sotto di specifiche soglie dimensionali. Questa procedura riduce i tempi e i costi amministrativi, lasciando al debitore la gestione dei beni sotto supervisione minima
- Pre-pack, che permette una cessione “preconfezionata” dell’azienda insolvente per massimizzarne il valore e accelerare il soddisfacimento dei creditori
- Revisione delle azioni revocatorie, con criteri uniformi in tutta l’UE per contrastare atti pregiudizievoli alla massa creditoria, includendo anche omissioni significative.
La proposta enfatizza il ruolo del debitore nella gestione della crisi, ma solleva criticità legate alla mancanza di supervisione obbligatoria da parte di un curatore, elemento che potrebbe compromettere la trasparenza e l’efficacia delle procedure.
Inoltre, introduce l’uso di aste elettroniche e piattaforme digitali per la liquidazione degli attivi, collegando i sistemi nazionali al portale europeo e-Justice.
Il documento evidenzia come queste misure, pur puntando all’armonizzazione, potrebbero creare sovrapposizioni con le attuali normative italiane, richiedendo adeguamenti significativi: particolare attenzione è rivolta agli strumenti per preservare la continuità aziendale e rafforzare la governance nelle fasi critiche.
La proposta rappresenta un ulteriore passo verso un sistema concorsuale europeo integrato, ma il suo successo dipenderà dalla capacità degli Stati membri di recepire e adattare le nuove norme ai contesti nazionali, con impatti significativi sul diritto italiano e sul Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.