Banca d’Italia ha recentemente pubblicato uno studio in cui si evidenza come le banche talvolta tendano a reagire in maniera non perfettamente razionale rispetto ad informazioni attinenti al merito creditizio delle proprie controparti, con conseguenze sui tassi d’interesse applicati e sull’ammontare di credito erogato.
Lo studio è basato su dati raccolti nella sezione italiana di AnaCredit (Analytical Credit Dataset), un registro europeo gestito dalla Banca Centrale Europea che raccoglie mensilmente ed in maniera armonizzata informazioni su prestiti concessi dalle banche dell’Eurozona ad imprese con un’esposizione debitoria complessiva superiore a 25.000 euro.
In particolare, sulla scorta di tali dati, l’indagine evidenza come talvolta le banche tendano a sovrastimare il rischio di default delle proprie controparti in presenza di informazioni negative, e a sottostimarlo in presenza di informazioni positive (e tale bias è più acuto nella prima ipotesi).
Peraltro, dallo studio emerge come, a fronte di informazioni positive, le banche tendano a ridurre i tassi d’interesse fino a cinque punti base, ad incrementare l’ammontare del credito offerto o ad erogarne di nuovo.