L’Autorità bancaria europea (EBA) ha pubblicato oggi un rapporto che valuta la disponibilità e l’accessibilità dei dati relativi ai rischi ambientali, sociali e di governance (ESG) e la fattibilità dell’introduzione di una metodologia standardizzata per identificare e qualificare le esposizioni creditizie a tali rischi.
Si ricorda che la nostra Rivista ha organizzato, per il giorno 11 marzo 2025, un webinar afferente la tematica in oggetto, dal titolo “Gestione dei rischi ESG: le nuove Linee guida EBA“, disponibile a questo link.
Ai sensi dell’art. 501 quater, par. 1, lett. a) e b), del Regolamento (UE) n. 575/2013 (CRR), EBA ha il compito di valutare:
- la disponibilità e l’accessibilità di dati ESG affidabili e coerenti per le classi di esposizione al rischio di credito
- la fattibilità dell’introduzione di una metodologia standardizzata per l’identificazione e la qualificazione di tali esposizioni, basata su un insieme comune di principi per la classificazione del rischio ESG e che utilizzi le informazioni disponibili dai quadri di riferimento per l’informativa sulla sostenibilità, le linee guida e le conclusioni derivanti dalle prove di stress di vigilanza o dall’analisi di scenario dei rischi finanziari legati al clima, nonché il punteggio ESG pertinente del rating del rischio di credito da parte di un’ECAI designata.
Il rapporto rileva che, sebbene negli ultimi anni si siano registrati miglioramenti significativi in termini di disponibilità e accessibilità dei dati, il panorama dei dati ESG rimane al momento incompleto.
Iniziative politiche chiave come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e i relativi European Sustainability Reporting Standards (ESRS), così come una maggiore trasparenza nelle metodologie dei punteggi ESG e dei rating del rischio di credito delle External Credit Assessment Institutions (ECAI), dovrebbero migliorare ulteriormente questo panorama e mitigare le sfide.
Gli istituti di credito stanno valutando sempre più spesso i rischi ESG, anche se i progressi variano a seconda delle classi di esposizione: la disponibilità, la qualità e la granularità dei dati rimangono tra le sfide più importanti nello sviluppo di approcci più avanzati.
Le metodologie sono più mature nella valutazione del rischio di transizione nei portafogli delle imprese, dove EBA ha osservato alcuni elementi di standardizzazione, come l’uso della classificazione settoriale, delle emissioni di gas serra e dei piani di transizione delle controparti come fonti principali di informazione.
Analogamente, EBA ha osservato un certo grado di standardizzazione nelle metodologie per le esposizioni ipotecarie, che si basano tipicamente sull’ubicazione geografica e sull’efficienza energetica delle garanzie immobiliari.
Le metodologie sono meno mature per altre classi di esposizione, dove il processo di sviluppo di metodologie pertinenti per identificare e valutare i rischi ESG è ancora in corso: le pratiche relative alla valutazione dei rischi ambientali diversi da quelli climatici, sociali e di governance sono ancora in fase iniziale e per lo più qualitative.
Sebbene vi siano pratiche emergenti in materia di valutazione dei rischi ESG, i progressi compiuti finora nella valutazione di come questi rischi influenzino il livello di rischio di credito sono limitati.
In questa fase, solo poche istituzioni applicano metodi specifici per misurare il rischio di credito legato ai fattori ESG, concentrandosi soprattutto sul rischio climatico.
Sebbene gli aspetti di governance facciano tradizionalmente parte della valutazione del rischio di credito, sia da parte degli istituti che delle ECAI, la standardizzazione è scarsa e gli approcci sono principalmente qualitativi, spesso basati sul giudizio di esperti.
Sulla base delle pratiche di mercato e dell’attuale panorama dei dati, EBA conclude che la fattibilità della progettazione di una metodologia standardizzata varia notevolmente a seconda del tipo di esposizioni e di rischi considerati.
Sebbene vi siano stati sviluppi nell’identificazione e nella valutazione dei rischi ESG, la comprensione e l’evidenza del loro effettivo impatto sui parametri del rischio di credito sono ancora insufficienti.
In caso di sforzi normativi verso la standardizzazione, sarà probabilmente necessario un approccio sequenziale.