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Giurisprudenza

Le Sezioni Unite sull’onere di allegazione relativo all’eccezione di prescrizione delle rimesse solutorie

17 Giugno 2019

Avv. Alfonso Quintarelli

Cassazione Civile, Sez. Un., 13 giugno 2019, n. 15895 – Pres. Tirelli, Rel. Sambito

Di cosa si parla in questo articolo

L’onere di allegazione gravante sull’istituto di credito, che convenuto in giudizio, voglia opporre l’eccezione di prescrizione al correntista che abbia esperito l’azione di ripetizione di somme indebitamente pagate nel corso del rapporto di conto corrente assistito da un’apertura di credito, è soddisfatto con l’affermazione dell’inerzia del titolare del diritto, e la dichiarazione di volerne profittare, senza che sia anche necessaria l’indicazione di specifiche rimesse solutorie.

La sentenza, dopo aver riepilogato i termini del contrasto giurisprudenziale in merito, parte dalla precisazione che “la nozione di allegazione “in senso proprio”, che è quella che qui rileva, si identifica con l’affermazione dei fatti processualmente rilevanti, posti a base dell’azione o dell’eccezione: essa individua i fatti costitutivi, impeditivi, modificativi o estintivi dei diritti fatti valere in giudizio, sinteticamente definiti come fatti principali (per distinguerli dai c.d. fatti secondari, dedotti in funzione di prova di quelli principali)” e che “non rientra nell’ambito dell’onere di allegazione la qualificazione dei fatti allegati, che costituisce, invece, attività riservata al giudice, che, nel provvedere al riguardo, non è vincolato da quella eventualmente offerta dalle parti”, talché “pur nella loro indiscutibile connessione, l’onere di allegazione è concettualmente distinto dall’onere della prova, attenendo il primo alla delimitazione del thema decidendum mentre il secondo, attenendo alla verifica della fondatezza della domanda o dell’eccezione, costituisce per il giudice regola di definizione del processo. Non è ozioso, infatti, rilevare che l’aver assolto all’onere di allegazione non significa avere proposto una domanda o un’eccezione fondata, in quanto l’allegazione deve, poi, esser provata dalla parte cui, per legge, incombe il relativo onere, e le risultanze probatorie devono, infine, esser valutate, in fatto e in diritto, dal giudice”.

A questo punto, dopo aver richiamato e condiviso il principio che in tema di prescrizione estintiva “elemento costitutivo è rappresentato dall’inerzia del titolare del diritto fatto valere in giudizio, mentre la determinazione della durata di detta inerzia, necessaria per il verificarsi dell’effetto estintivo, si configura come una quaestio iuris concernente l’identificazione del diritto e del regime prescrizionale per esso previsto dalla legge. Ne consegue che la riserva alla parte del potere di sollevare l’eccezione -che, com’è noto, costituisce una tipica eccezione in senso stretto- implica che ad essa sia fatto onere soltanto di allegare il menzionato elemento costitutivo e di manifestare la volontà di profittare di quell’effetto, e non anche di indicare direttamente o indirettamente (cioè attraverso specifica menzione della durata dell’inerzia) le norme applicabili al caso di specie, l’identificazione delle quali spetta al giudice, che –previa attivazione del contraddittorio sulla relativa questione- potrà applicare una norma di previsione di un termine diverso” (Cass. SS. UU. 25.07.2002, n. 10955), conclude come trascritto all’inizio della presente nota, rilevando che questo approdo interpretativo “esalta la simmetria che, in base a tale ricostruzione, viene richiesta alle parti ai fini della validità della domanda di ripetizione e dell’ammissibilità dell’eccezione di prescrizione: il correntista, come si è esposto al § 3., potrà limitarsi ad indicare l’esistenza di versamenti indebiti e chiederne la restituzione in riferimento ad un dato conto e ad un tempo determinato, e la Banca, dal canto suo, potrà limitarsi ad allegare l’inerzia dell’attore in ripetizione, e dichiarare di volerne profittare”, ma, nello stesso tempo, “il problema della specifica indicazione delle rimesse solutorie non viene eliminato, ma semplicemente si sposta dal piano delle allegazioni a quello della prova, sicché il giudice valuterà la fondatezza delle contrapposte tesi al lume del riparto dell’onere probatorio, se del caso avvalendosi di una consulenza tecnica a carattere percipiente”.

Questa sentenza si pone a fianco delle altre decisioni delle Sezioni Unite della Suprema Corte, che negli ultimi tempi, direttamente o indirettamente, hanno fornito alla giurisprudenza di merito ed agli operatori alcuni punti fermi nel complesso ed esteso contenzioso tra clienti e Banche: Cass. ss. uu. 19.10.2017 per l’usura sopravvenuta; Cass. ss. uu. 20.06.2018 per la rilevanza e le modalità del computo delle cms ai fini dell’usura ante art. 2bis D.L. n. 185/2008; Cass. ss. uu. 16.01.2018, n. 898 e Cass. ss. uu. 23.01.2018, n. 1653 per la validità dei c.d. contratti monofirma).

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