Della riforma della legge fallimentare attuata dal nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza e degli effetti per banche e imprese parleremo nel Convegno del 13 e 14 febbraio. Per maggiori informazioni vedasi la pagina dell’evento indicata tra i contenuti correlati. |
Nel caso di specie, la Suprema Corte ha respinto il ricorso presentato avverso la sentenza della Corte di Appello che confermava la configurabilità della bancarotta fraudolenta documentale riconoscendo che nella intenzionale distruzione e sottrazione delle fatture di acquisto e vendita è ravvisabile la finalità di arrecare un pregiudizio ai creditori, configurandosi, pertanto, il dolo specifico richiesto dall’articolo 216, co. 1, n. 2, l. fall. e non, invece, il dolo generico postulato dal reato di bancarotta semplice ex articolo 217, co.2, l. fall.
Riteneva la Corte che “… La sottrazione di tutte le fatture, per ben sette annualità, rivelava come l’imputato avesse inteso rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio sociale, a sicuro danno dei creditori della ditta”. Un simile pregiudizio si concretizza, infatti, nella difficoltà di adempiere alle ordinarie incombenze della procedura fallimentare, tra cui, la verifica in ordine alla possibilità di esperire azioni revocatorie o di responsabilità nei confronti dell’organo amministrativo e la conferma circa l’esistenza di eventuali crediti o beni nella disponibilità del fallito.