22.04.2013 – La settimana appena terminata ha riportato volatilità sui mercati, con cali marcati sui diversi panieri internazionali. A pesare sia elementi di natura macroeconomica, sia fattori tecnici di correzione dopo la salite degli ultimi mesi.
Per quanto riguarda il Vecchio Continente, passi in avanti si sono registrati nel processo di aiuto per Cipro deciso da UE, FMI e BCE. Il Bundestag tedesco ha approvato il contributo tedesco ad ampia maggioranza (oltre al prolungamento dei tempi per Irlanda e Portogallo), superando alcuni scettici del partito della Merkel che esprimevano perplessità sulle capacità di Nicosia di mantenere gli impegni presi (5,5 mld di propria competenza da aggiungere ai 10 previsti dal piano di aiuti). Il ministro delle finanze tedesco Schauble ha evidenziato i rischi di una insolvenza di Cipro, soprattutto per Italia e Spagna. Ma in Europa si discute anche e soprattutto della validità delle politiche di austerità: Lagarde e Rehn (FMI e Commissione UE) concordano sul fatto che dopo le misure restrittive, ora sia consigliabile rallentare il passo negli aggiustamenti di bilancio, preferendo politiche di miglioramento della competitività. Sempre in questa ottava, è toccato al FMI disegnare il quadro dell’area Euro, con una probabilità stimata di ricaduta in recessione pari al 50% e un 2013 che sarà a crescita nulla o negativa, a causa soprattutto di un inizio di anno molto debole. Il FMI, poi, si è concentrato sul ruolo delle banche: esse non devono rappresentare un ostacolo alla trasmissione della liquidità verso l’economia reale, già colpita dalla contrazione dei consumi base. L’inflazione rimarrà contenuta (1,7% nel 2013) per questo la politica monetaria si confermerà accomodante, anche per combattere gli alti livelli di disoccupazione (12,3%). Quanto ai singoli paesi: Spagna peggio dell’Italia nel 2013, con unico faro la Germania (PIL 2013 +0,6% di PIL) non accompagnata però dalla Francia (PIL 2013 -0,1% ). La settimana porta anche la perdita della tripla A della Gran Bretagna: stavolta è Fitch a colpire.
Negli Stati Uniti e nel resto del mondo, si fanno i conti con una crescita ancora positiva ma sotto il potenziale, a causa soprattutto delle tensioni dell’Euro zona che hanno “contagiato” le altre aree finanziarie. In particolare, per i paesi emergenti, l’outlook è stato limato al ribasso dopo la pubblicazione dei dati di crescita della Cina: +7,7% rispetto all’8% stimato dagli analisi in riferimento al primo trimestre del 2013. Negli Usa hanno pesato sia elementi macroeconomici, come l’indice manifatturiero di Philadelphia e il superindice del Conference Board, sia una serie di trimestrali di aziende che hanno deluso gli investitori, tra cui Morgan Stanley, Bank of America e JPMorgan. A poco è servito un Beige Book dove la crescita economica Usa è stata definita moderata, con un contributo positivo dell’immobiliare ma dei consumi ancora poco dinamici. In realtà, il mercato pare ora “ri-prezzare” le bad news, dopo una lunga luna di miele con gli indici, arrivati su livelli di ipercomprato probabilmente eccessivi. Servono nuovi stimoli per riproporre vigore nel movimento rialzista o forse anche nuovi incentivi economici a cui sta già pensando il presidente Obama con un piano da 3,77 miliardi di dollari fatto da investimenti strutturali, misure per l’innovazione e l’istruzione e aumento delle aliquote più alte.
Per quanto riguarda le altre asset class intermarket, vero e proprio crollo per l’oro che cede di schianto sul supporto in area 1500-1550, penalizzato dai dati cinesi di rallentamento della crescita. Debole anche il petrolio, per lo stesso motivo, mentre il Bund è rimasto stabile su valori alti di quotazione.
In questo contesto, dal punto di vista tecnico, il trend rialzista degli indici rimane positivo sui medio periodo, con un ridimensionamento soltanto sul breve termine. I paniere internazionali si trovano in larga parte su livelli statici di supporto significativi per le prossime settimane.
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