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IVASS: pubblicata la relazione annuale per il 2020

1 Luglio 2021
Di cosa si parla in questo articolo

L’IVASS ha pubblicato la propria relazione annuale relativa al 2020 e le relative considerazioni del Presidente Luigi Federico Signorini.

L’IVASS sottolinea come a livello globale il settore assicurativo abbia risentito in misura diversificata degli effetti della pandemia. Stime di mercato indicano che nel 2020 la raccolta abbia subito una apprezzabile contrazione, più marcata nel segmento vita. Sulla base degli ultimi dati disponibili, nel 2019 aveva invece trovato ulteriore conferma la tendenza ormai da tempo in atto nel mercato mondiale verso una crescita complessiva della raccolta premi in termini reali, in particolare nel settore danni.

In Italia, l’incidenza dei premi del settore vita sul PIL è allineata con la media dei paesi più sviluppati mentre nei rami danni permane un livello di sottoassicurazione consistente e stabile negli ultimi anni. In Europa, il mercato italiano è comunque il quarto più sviluppato in termini di attivi detenuti, dopo Francia, Regno Unito e Germania.

Nel 2020, la raccolta netta in Italia delle imprese vigilate dall’IVASS nel settore vita è in forte calo (-16,7%), per effetto della diminuzione dei premi (-4,5%) e del lieve aumento degli oneri relativi ai sinistri (+0,5%). Il rapporto sinistri su premi aumenta dal 71,4% al 75,1% e il rapporto dei riscatti rispetto ai premi è in lieve crescita, dal 39,9% al 40,9%.

La produzione dei rami danni decresce del -1,2%, soprattutto a causa di una flessione rilevante nel comparto auto, che rappresenta il 46,6% del lavoro diretto italiano danni.

Per le imprese italiane, gli investimenti complessivi vita e danni a fine 2020 sono cresciuti del 6,8% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 1.011 miliardi (oltre il 60% del PIL), con un portafoglio composto in larga parte da titoli governativi, seguiti dalle obbligazioni corporate e quote di OICVM. Il requisito patrimoniale di solvibilità (SCR ratio) rimane superiore al 240% del minimo richiesto, con situazioni diversificate tra le varie imprese (più alto per le imprese operanti sia nel vita che nel danni) e variabilità in corso d’anno (nella prima metà del 2020 era 210%) per lo più riconducibile agli effetti della pandemia.

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