La settimana di Borsa
19.12.2011 – Dopo le decisioni prese dal vertice europeo di qualche giorno fa, ci si attendeva un responso dal mercato, una sorta di certificazione positiva degli operatori verso quanto deciso dai capi di governo in merito alle problematiche dell’area Euro. In realtà, come altre volte è accaduto negli ultimi mesi, dopo gli incontri e le grandi dichiarazioni, segue un ragionato riscontro sull’effettiva portata delle decisioni e soprattutto il confronto con il mercato. In questo caso, il topolino generato dal meeting europeo si è rivelato come tale, ossia un insieme di lodevoli buone intenzioni ma senza una formalizzazione precisa. Lo scemare dell’entusiasmo è andato di pari passo però con qualcosa di molto più concreto di un vertice, soprattutto perché può avere la capacità di “levereggiare” l’impatto sistemico della crisi del debito, acuendone gli effetti e rendendo più blande le misure correttive. La chiusura dei mercati europei, infatti, è stata infatti negativa facendo virare in rosso quella che era stata una seduta di recupero dopo un inizio di settimana quantomeno debole. A far invertire la marcia il report di S&P sullo stato economico dell’Unione Europea, con le nuove stime sulle prospettive congiunturali. Secondo S&P i rischi recessivi sull’Euro Zona sono cresciuti in modo sensibile rispetto alle previsioni precedenti e i paesi più colpiti potrebbero essere proprio quelli più legati al ciclo economico e quindi esportatori come Germania, Austria, Olanda, Belgio e Finlandia. In questo contesto, il presidente del FMI, Lagarde, avverte che “l'economia globale rischia di dover fronteggiare una prospettiva di 'protezionismo, isolamento, come e' accaduto nella Depressione degli anni Trenta“. Non un buon viatico quindi per le borse che cercavano rassicurazioni circa l’effettiva capacità dell’Europa di dare attuazione a quanto deciso in sede di Ecofin. Il direttore dell’EFSF ha tranquillizzato i mercati, confermando che i 440 mld di euro disponibili dal fondo sono incrementabili con l’effetto leva fino e possono essere anche accompagnati dalle risorse del FMI, fino a 1000 mld. Sul fronte bancario, l’EBA ha raccomandato alle banche di rafforzare il capitale secondo i ratio previsti, tramite iniezioni di patrimonio, senza effettuare deleveraging sulle attività che hanno un effetto depressivo sui mercati e sull’economia. Sempre in tema di congiuntura, si è espresso il centro studi di Confindustria che prevede una gelata del PIL italiano ben oltre il -1%, stima quantomeno preoccupante viste le misure già prese dal governo per il risanamento dei conti pubblici.
Fitch minaccia di tagliare il rating di sei Paesi fra cui l'Italia, assieme a Spagna, Belgio, Slovenia, Cipro e Irlanda. La Francia, a lungo sotto monitor circa lo stato dei suoi conti pubblici, conserva, almeno per ora, la tripla «A» ma l'outlook, la prospettiva, passa da stabile a negativo. In giornata l'agenzia americana aveva declassato alcune tra le maggiori banche internazionali: Deutsche Bank, primo istituto di credito tedesco, passato da AA- a A+, poi Goldman Sachs, Barclays, Credit Suisse e BNP Paribas. Continua naturalmente il collegamento a doppio filo tra stati e banche, soprattutto europee.
I mercati
Settimana di borsa complessivamente debole per i mercati azionari internazionali che hanno chiuso molto vicino ai minimi, a causa del report stilato da S&P sullo stato dell’economia europea. I timori circa un ulteriore indebolimento del ciclo economico hanno portato ad un nuovo peggioramento del quadro tecnico, elemento che va di pari passo alle tensioni sul debito europeo. La volatilità generale dell’azionario resta tuttavia stabile, in attesa probabilmente di un movimento più marcato. Il trend tecnici dei mercati subiscono variazioni quindi solo sul breve termine, con un indebolimento generalizzato. Sul medio termine la fase è di lateralizzazione mentre sulla tendenza primaria non vi sono ancora elementi che possano contrastare il segnale di inversione dato con la correzione di agosto/settembre 2011.
In questo contesto, l’S&P 500 vede, sul breve termine, il nuovo ripiegamento dalla resistenze a 1260, verso i consueti sostegni in area 1215-1220. Sopra le ostiche resistenze a 1260, la situazione dell’indice può effettivamente cambiare anche sul trend di medio periodo, segnalando un miglioramento del quadro tecnico. Sotto quota 1215 invece la debolezza dell’indice potrebbe propagarsi verso 1160, ultimo crocevia delle quotazioni. Anche l’indice Dax ripiega dalle resistenze di area 6100, cercando sostegno sui supporti in area 5700. Confermata l’ottima forza relativa del mercato Usa verso l’azionario Europeo. Sull’intermarket da segnalare diversi importanti movimenti: la ripresa del Bund che torna vicino ai massimi e la debolezza dell’oro che si appoggia su rilevanti supporti statici. Sotto quota 1550, il rischio di una inversione diventerebbe concreto. A penalizzare l’oro la forza del Dollaro Usa che si sta avvicinando a quota 1,29 verso l’Euro. Buono ancora il tono dei bond dei paesi emergenti mentre l’obbligazionario Italia, dopo una buona partenza, ha perso i guadagni accumulati. L’outlook generale è sempre improntato ad una elevata prudenza.
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