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Valutiamo i certificati di investimento “Bonus Cap” che investono sul mercato bancario

14 Novembre 2011

Consultique

La finalità da parte degli istituti bancari di offrire strategie innovative porta alla strutturazione di prodotti complessi, spesso non replicabili dalle classiche tipologie di investimento presenti sul mercato. Un esempio è dato dai “Certificates”, definiti come prodotti strutturati caratterizzati da un contenuto opzionale (rischio/protezione) anche molto rilevante. Lo scopo dei certificates è offrire, con vari livelli di rischio e rendimento, opportunità di investimento legate al verificarsi o meno di determinati eventi sul mercato. Quest’ultimo può essere di qualsiasi natura: indici azionari, materie prime, tassi di interesse, valute, singole azioni e altro. L’investitore ci ha fatto analizzare il “Bonus Cap” che tra le tante categorie in cui sono classificati è piuttosto nota. Questi certificati garantiscono un rendimento “bonus” a scadenza rispetto a quanto investito ma solo se, durante tutta la vita del certificato, non viene violata la cosiddetta “barriera”, ossia un livello minimo di prezzo. Tale livello è determinato, in percentuale, rispetto ad un valore iniziale, detto strike price. Il certificato analizzato è un prodotto di BNP Paribas sul titolo azionario Unicredit, con codice ISIN NL0009526201. Le caratteristiche del certificato sono queste: un valore iniziale (strike) del sottostante pari a 0,892 euro, un barriera posta a 0,446 (-50% rispetto allo strike, quindi), una scadenza posta al 16/12/2011 e un valore di rimborso pari a 110,5 per ogni certificato detenuto. Questo significa che se Unicredit non scenderà mai al di sotto del livello posto 0,446, il certificato rimborserà un valore pari a 110,5 in data 16/12/2011. Se, invece, il livello barriera venisse toccato, il certificato rimborserà a scadenza un valore decurtato della perdita subita dal sottostante rispetto allo strike.

Risulta evidente come, a circa 1 mese dalla scadenza, l’andamento del sottostante sia da monitorare attentamente; alla data in cui si scrive, Unicredit quota 0,832 euro e quindi per toccare la barriera dovrebbe perdere il 46,4%. Il certificato presenta un book di negoziazione con un bid ask pari a 103/104. Nel caso favorevole per l’investitore, quindi, un investimento nel certificato a 103,50 verrebbe ripagato con un rimborso a 110,5, con un rendimento complessivo pari a 6,76% in circa un mese. Nel caso sfavorevole, invece, ossia Unicredit sotto 0,446 durante il tempo residuo, si avrebbe un valore di rimborso legato alla quotazione di Unicredit a scadenza. Se per ipotesi il 16/12/2011 il titolo quotasse 0,669, si avrebbe un valore di rimborso pari a 75, in quando il livello di prezzo si trova a -25% rispetto allo strike price. Questo è un esempio concreto di struttura opzionale che lega insieme differenti scenari sul sottostante: sarà l’investitore, secondo la sua propensione al rischio e secondo gli strumenti già presenti in portafoglio, a valutare la convenienza o meno della “scommessa”.

 

 

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