Il 9 Settembre 2015 il Committee on Payments and Market Infrastructures (CPMI) insieme al World Bank Group (WBG) ha rilasciato il documento di consultazione denominato “Payment aspects of financial inclusion” (cfr. contenuti correlati).
Il documento approfondisce il fenomeno globale dell’esclusione finanziaria, le sue cause e i modi attraverso i quali sia possibile ridurlo grazie allo sviluppo dei sistemi di pagamento innovativi (Digital payments).
Vengono in particolare delineate sette specifiche linee guida indirizzate ai Paesi che intendono incrementare l’inclusione finanziaria attraverso i servizi di pagamento soprattutto quelli innovativi che, grazie alla loro economicità, immediatezza e diffusione sono in grado di affermarsi anche nei Paesi meno sviluppati.
Attualmente circa 2 miliardi di persone non usano servizi finanziari e più del 50% degli adulti nei paesi più poveri sono “unbanked”(finanziariamente esclusi). L’inclusione finanziaria, come ovvio, aiuta a ridurre la povertà e incrementare la crescita. Il presidente Kim del WBG ha posto l’ambizioso obiettivo dell’accesso universale ai servizi finanziari entro il 2020.
In precedenza il tema dell’inclusione finanziaria è stato in vari modi affrontato sia dalle Istituzioni internazionali che nazionali.
A livello Internazionale ricordiamo gli interventi dei Paesi del G20 che dopo la crisi globale del 2007-2009 hanno deciso di impegnarsi concretamente redigendo i Principles for Innovative Financial Inclusion del Maggio 2010.
A livello nazionale Banca d’Italia ha portato più volte all’attenzione del Paese il tema dell’importanza dell’educazione finanziaria. Ovvero del principio secondo il quale lo sviluppo delle conoscenze degli individui in materia finanziaria rappresenta uno strumento di autotutela complementare alle attività di regolamentazione e controllo, finalizzate alla protezione del consumatore, in linea con le Raccomandazioni dell’OCSE.
Ma perché i servizi di pagamento sono importanti ai fini dell’inclusione finanziaria?
Il sistema dei pagamenti viene solitamente ricondotto alle economie di rete: con il crescere del numero dei suoi partecipanti aumenta il vantaggio che ciascuno di essi trae dalla partecipazione al sistema e il miglioramento dell’efficienza complessiva del sistema dei pagamenti medesimo. In Europa si è fatto molto per lo sviluppo dei pagamenti attraverso la PSD: la Direttiva sui servizi di pagamento 2007/64/CE(in fase di revisione) e il progetto SEPA (Single Euro Payment Area) – Reg. UE 260/2012, con l’obiettivo di promuovere un’area unica dei pagamenti in euro.
Con i Digital payments si potrebbero superare le barriere che impediscono l’adozione e l’utilizzo dei cosiddetti “transaction accounts” grazie all’uso di una tecnologia sempre meno costosa e al contempo molto diffusa anche tra i finanziariamente esclusi.
Emblematico il caso del Kenya dove si è effettivamente registrata una maggiore inclusione finanziaria grazie ai cosiddetti m-payments, in un paese che nel 2007 contava 2,5 milioni di conti correnti su 40 milioni di abitanti, e che oggi ha superato i 10 milioni grazie ai pagamenti in mobilità.
Il caso del Kenya potrebbe essere replicato anche in altre parti del mondo dove l’esclusione finanziaria è ancora elevata. “La rivoluzione del mobile e con essa degli m-payments, la disponibilità delle connessioni internet e la riduzione dei costi della tecnologia fa si che i metodi di pagamento e le transazioni siano potenzialmente nelle mani di ogni singolo abitante del pianeta”.
Grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie sarà quindi sempre più possibile estendere la platea di chi vi potrà accedere, traendone i benefici attesi.