L’innovazione finanziaria collegata alla tecnologia è un fenomeno talmente dilagante che ha condotto a coniare un nuovo neologismo: “internet of finance”.
Ma su cosa agiscono tali nuovi strumenti? E’ lecito attendersi importanti cambiamenti di sistema?
Esaminiamo il fenomeno del robo-advisor. In Italia sono già presenti molti player quali: MoneyFarm, Yellow Advice di Che Banca! ed in parte AdviseOnly ed UltimoMiglio di Ifigest. Molti altri stanno arrivando e si affacceranno al mercato a breve.
Il robo-advisor è espressione di un business model che si basa sulla “spersonalizzazione” della consulenza agli investimenti automatizzando attraverso un portale internet la produzione di raccomandazioni agli investimenti. L’approccio è reso il più semplice e diretto possibile, anche i costi risultano essere molto chiari e trasparenti (UltimoMiglio ad esempio prevede commissioni mensili pari allo 0,10% del gestito ovvero pari al 1,2% annuo); occorre chiedersi se tale approccio può risultare disruptive e “game changer”.
E‘ notorio che il risparmiatore italiano si è sempre mostrato reticente alla corresponsione di commissioni agli intermediari spinto anche dalla convinzione che l’intermediario disponesse già di ritorni adeguati sui prodotti collocati. In tal senso tale forma mentis potrebbe interessare anche la consulenza automatizzata. Tuttavia altri segnali sembrano deporre a favore di tali soluzioni innovative, si tratta di:
- Capacità di taratura “chirurgica” del livello di rischio sulla base della profilatura del cliente con conseguente ottimizzazione del rapporto rischio rendimento. In tal senso risulta molto suggestivo il nuovo corso degli algoritmi basati sul concetto di reti neurali che si ritiene daranno forma all’evoluzione del robo-advisor nella sua versione 2.0 ovvero il neural-advisor.
- Migliorare la razionalità dell’investitore. Studi hanno dimostrato come di fronte ad una macchina l’investitore tenda a prendere decisioni più razionali e meno viziate dall’emotività di una interazione personale con il consulente fisico.
- Gestione avanzata delle perdite attraverso la raccolta delle perdite fiscali (c.d. Tax-Loss Harvesting).
- Trasparenza su tutte le fasi dell’investimento con importante comunicazione via social o mail e presenza sul canale mobile.
- Benchmarking aggressivo con le performance della concorrenza.
Ulteriore spunto di riflessione sul futuro del robo-advisor è l’evidenza che esso percorra in senso del tutto inverso il nuovo paradigma del “Relationship Based Pricing” (RBP) ovvero la valorizzazione del cliente e della relazione col medesimo per applicare tariffe personalizzate al grado di utilità percepita dal cliente stesso del servizio proposto. E’ indubbio che l’RBP rappresenti una delle nuove strategie del prossimo futuro del mondo del banking; la spersonalizzazione del rapporto operata dal robo-advisor o verrà più che compensata da altri vantaggi quale il pricing aggressivo e la maggiore razionalità oppure rischia di rappresentare un grosso ostacolo alla diffusione di tali piattaforme.
Lo sviluppo di piattaforme di robo-advisor richiede importanti investimenti non solo economici ma anche organizzativi, le esperienze estere (in particolare USA e UK) delle piattaforme nate mostrano risultati interessanti (Wealthfront ha raggiunto 2 miliardi di Asset under Management (AuM) in tre anni dal suo lancio mentre Betterment ha raggiunto i 3 miliardi) ma occorre interrogarsi se il reale spazio di mercato sia grande a sufficienza per rendere profittevoli più iniziative di questo tipo. Le stime prefigurano crescita esponenziale fino ad arrivare negli Stati Uniti nel 2020 a 2,2 trillioni di dollari gestiti da tali piattaforme ed in tal senso un operatore “tradizionale” quale Bank of America sembra essere pronta al prossimo lancio della sua piattaforma di robo-advisoring.
In conclusione possiamo parlare di grande eccitazione per un mercato di potenziale nicchia oppure della nuova frontiera sulla quale investire immediatamente prima che sia troppo tardi? I vantaggi, a parere di chi scrive, sembrano essere maggiori degli svantaggi tuttavia tali quesiti meritano un sicuro approfondimento anche se i benefici ottenuti dai first movers saranno difficilmente scalzabili ove tale strategia sia effettivamente il futuro della consulenza finanziaria.