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Tesi di laurea

Illecito antitrust e azione di classe – Tra public e private enforcement

5 Aprile 2022

Martina Carpenzano

Di cosa si parla in questo articolo

Lo scopo di indagine della trattazione consiste nell’esaminare l’interazione tra il c.d. public enforcement del diritto della concorrenza e il processo civile, in particolare nei casi in cui vengono incardinate azioni collettive finalizzate ad ottenere il risarcimento del danno derivante da un illecito antitrust. Le azioni di classe invero si configurano come uno dei possibili meccanismi di private enforcement antitrust a cui i soggetti privati possono ricorrere per ottenere tutela giurisdizionale.

Innanzitutto, il lavoro prende in considerazione il sistema di public enforcement antitrust presente nel nostro ordinamento giuridico, con la finalità di determinare quali problematiche sussistono in tale ambito. A questo proposito, vengono illustrate le fonti e le finalità della tutela della concorrenza, partendo dal diritto dell’Unione Europea e giungendo alla problematica introduzione della l. n. 287/1990 in materia antitrust. In seguito, vengono esaminati il ruolo e le funzioni dell’AGCM nonché la disciplina del procedimento antitrust, con lo scopo di valutare la portata e l’effettività delle garanzie procedimentali «rinforzate» (in ossequio al principio di c.d. legalità procedurale) che comunemente si ritengono giustificare il deficit di democraticità che caratterizza l’attività dell’AGCM e la carenza di legittimazione sostanziale della stessa derivante dal carente intervento legislativo nel settore antitrust. In aggiunta, la trattazione si concentra sul problema dell’estensione del controllo giurisdizionale dei provvedimenti antitrust da parte del giudice amministrativo. In questo senso, essa dà conto degli orientamenti che storicamente si sono susseguiti in seno al Consiglio di Stato, dell’elaborazione del concetto di full jurisdicton da parte della Corte di Strasburgo, nonché della posizione restrittiva della Suprema Corte, sino a giungere all’introduzione della previsione legislativa di cui all’art. 7, comma 1, d.lgs. n. 3/2017, che parte della dottrina e della giurisprudenza reputano aver operato un «arretramento» della tutela giurisdizionale rispetto alle istanze provenienti dalla Corte EDU e alle recenti aperture ad un sindacato pieno ed intenso da parte del Consiglio di Stato.

Sotto altro aspetto, il lavoro analizza taluni profili della nuova azione di classe di cui alla l. n. 31/2019, con lo scopo di valutare l’idoneità dell’innovazione legislativa a rendere la class action uno strumento di tutela maggiormente effettivo e di diffusa applicazione e, di conseguenza, un meccanismo di private enforcement antitrust efficace. Nello specifico, tali profili concernono: (i) il tema della legge applicabile nel tempo in materia di class actions, rispetto alle ipotesi di private enforcement antitrust; (ii) la legittimazione ad agire nella class action e il meccanismo dell’adesione nell’attuale sistema di opt-in; (iii) i meccanismi di rafforzamento della fase istruttoria introdotti dalla l. n. 31/2019; (iv) il problema del compenso difensori della classe in relazione al c.d. modello imprenditoriale della rappresentanza; ed infine (v) gli accordi di conciliazione e le transazioni collettive di cui alla l. n. 31/2019.

Da ultimo, la trattazione si concentra sui meccanismi di raccordo tra public e private enforcement antitrust (e dunque tra accertamento amministrativo dell’infrazione e processo civile) previsti dal d.lgs. n. 3/2017, il quale recepisce il contenuto della Direttiva (UE) 2014/104 sul private enforcement. A tal fine, essa chiarisce la distinzione tra azioni risarcitorie di tipo follow on e stand alone e la differente allocazione dell’onere della prova degli elementi costitutivi dell’illecito antitrust, per poi passare all’analisi di talune disposizioni del d.lgs. n. 3/2017, che sono state introdotte con il fine di alleggerire l’onere della prova del danno e del nesso di causalità nelle azioni risarcitorie di private enforcement antitrust. In seguito, l’analisi si focalizza sulla portata applicativa dell’art. 7, d.lgs. n. 3/2017, limitata alle sole azioni follow on e concernente l’accertamento della violazione delle norme a tutela della concorrenza nell’ambito del public enforcement antitrust e, più in particolare, sul primo comma dell’art. 7 cit., il quale sancisce che la constatazione dell’infrazione operata da un provvedimento dell’AGCM inoppugnabile ovvero dalla sentenza passata in giudicato del giudice amministrativo ha efficacia di accertamento vincolante della violazione in capo al giudice civile. A tal fine, la trattazione considera, in primo luogo, l’interazione fra giudizio civile risarcitorio e provvedimento dell’AGCM e, in secondo luogo, il rapporto tra il giudizio civile e il giudizio amministrativo, illustrando le censure mosse da diversi studiosi circa la compatibilità dell’art. 7 cit. con la Carta Costituzionale. Infine, il lavoro prende in considerazione le azioni risarcitorie stand alone e il vuoto normativo che le caratterizza, nonché il problematico coordinamento dell’ipotesi di sospensione facoltativa di cui all’art. 840-ter, comma 3, c.p.c. con le norme di raccordo previste dal d.lgs. n. 3/2017 (e in particolare l’art. 7 cit.).

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