Direttore Generale della Banca d’Italia e Presidente dell’IVASS, Luigi Federico Signorini, è intervenuto al webinar Swiss Re sul tema “assicurare la ripresa”.
In particolare, evidenzia Signorini, dopo essersi contratto del 9 per cento circa nel 2020, il PIL italiano ha ripreso a crescere lo scorso anno, in misura particolarmente accentuata nei trimestri centrali, grazie al successo della campagna di vaccinazione e al conseguente allentamento delle misure di contenimento.
Nonostante il recupero dell’attività abbia perso vigore nei mesi più recenti, il prodotto è ormai prossimo ai livelli precedenti lo scoppio dell’epidemia. Gli indicatori ad alta frequenza, quali i consumi energetici e i flussi di trasporto, sono compatibili con un rallentamento sia nella manifattura – che risente principalmente delle tensioni sulle catene globali del valore – sia nei servizi, su cui pesa in particolare l’atteggiamento di cautela che è tornato a caratterizzare i comportamenti di spesa delle famiglie a fronte della risalita dei contagi e dei rincari dei beni energetici.
Questi ultimi hanno inciso fortemente sull’inflazione al consumo che, dopo aver oscillato su valori prossimi all’1 per cento nella prima metà dello scorso anno, dall’estate ha iniziato a salire rapidamente, portandosi in dicembre al 4,2 per cento.
Tensioni nelle catene di fornitura sono state riportate da più del 70 per cento delle aziende manifatturiere e dal 35 per cento di quelle dei servizi partecipanti all’indagine Banca d’Italia svolta a fine anno. Tra di esse, il 60 per cento indica che queste tensioni avrebbero effetti negativi sulla propria attività nel primo trimestre di quest’anno; il 70 per cento che comporterebbero un rialzo dei prezzi di vendita. Analisi degli esperti della Banca d’Italia suggeriscono che la scarsità di input si associa alla difficoltà dell’offerta di tenere il passo con la ripresa della domanda; gli effetti delle “strozzature” sono eterogenei tra settori e colpiscono maggiormente specifici comparti, come quello automobilistico; finora in Italia sono stati meno pervasivi che in Germania e in Francia.