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Attualità

Big data e assicurazioni: di imminente pubblicazione i risultati della Call for Inputs del Financial Consult Authority

18 Luglio 2016

Alessandra Camedda

Il settore finanziario in senso lato è attualmente investito dallo sviluppo di nuove tecnologie e dall’impiego dei big data, ossia il complesso di informazioni e dati personali relativi alla potenziale clientela di cui è disseminato il web anche grazie alla massiccia presenza dei social network nella vita quotidiana.

Benchè tuttora di dimensioni modeste a livello mondiale, il fenomeno ha interessato fino a questo momentosoprattutto le banche – e, segnatamente, la prestazione di servizi di credito, sempre più spesso effettuata tramite piattaforme digitali “peer to peer” che, attraverso algoritmi, automatizzano la raccolta delle informazioni reperibili in rete con riguardo ai soggetti interessati al finanziamento consentendo la valutazione del merito creditizio di questi ultimi – ma è inevitabilmente destinato a produrre effetti dirompenti anche nel settore delle assicurazioni.

La raccolta e l’analisi dei big data offrono, infatti, notevoli opportunitàsul piano della conoscenza della clientela, da sempre obiettivo primario delle imprese assicurative in quanto strumentale ad una più efficace individuazione del profilo di rischio del singolo cliente, nonché ad un miglioramento della competitività dei prodotti e dei servizi offerti per effetto del loro progressivo adattamento, in termini di qualità e prezzo, alle esigenze individuali degli assicurandi. Non è un caso che le assicurazioni stiano incrementando i propri investimenti nello sviluppo di nuove applicazioni tecnologiche, anche al fine di consentirne un’efficace integrazione con i più tradizionali sistemi di raccolta dei dati e di distribuzione dei propri prodotti e servizi.

Attualmente l’uso delle nuove tecnologie in ambito assicurativo si sostanzia in una progressiva digitalizzazione dei rapporti con la clientela e in una prima, embrionale, forma di utilizzo dei big data nel settore della r.c. auto mediante l’offerta di polizze che prevedono l’installazione, a bordo del veicolo, di dispositivi elettronici (le cc.dd. scatole nere) in grado di registrarne l’attività. L’uso di tali dispositivi consente, infatti, alle imprese di assicurazione di godere di un più ampio margine di personalizzazione del premio sulla base dei dati concernenti l’effettiva condotta di guida dell’automobilista, ma altresì di ricostruire la dinamica dei sinistri e di individuarne la responsabilità. È noto come anche il legislatore italiano, nell’ottica di una più efficace lotta alle frodi assicurative e dell’auspicato contenimento delle tariffe praticate nel settore r.c.auto, abbia recentemente provveduto a disciplinare ed incentivare l’uso delle scatole nere o di dispositivi similari. L’art. 132 del Codice delle assicurazioni, come modificato dall’art. 32 del d.l. 24 gennaio 2012, n. 1, convertito nella l. 24 marzo 2012, n. 27, riconosce, infatti, all’assicurato il diritto ad una significativa riduzione del premio qualora acconsenta all’installazione sul proprio veicolo dei suddetti dispositivi e pone, contestualmente, a carico delle compagnie assicurative i costi di installazione, disinstallazione e funzionamento degli stessi.

L’innovazione tecnologica e il ricorso ai big data non mancano, tuttavia, di suscitare perplessità e discussioni, generate dagli innumerevoli rischi che potrebbero derivarne per i soggetti interessati. Le principali criticità attengono al carattere personale dei dati analizzati e alle insidie inevitabilmente connesse all’uso dei dispositivi deputati alla loro acquisizione (basti pensare che i dati vengono spesso raccolti ad insaputa del cliente durante la sua navigazione in rete); circostanza che porta all’attenzione delle Autorità di regolazione il problema del possibile contrasto del relativo trattamento con la tutela della privacy.

Di qui l’esigenza – in più occasioni segnalata dalle Autorità, sia europee che nazionali, chiamate a vigilare sui settori interessati di un più penetrante controllo sulla gestione dei big data da parte degli “operatori finanziari” e di un’attenta valutazione circa l’opportunità di nuovi e più rigorosi interventi di regolamentazione e vigilanza a tutela dei consumatori.

In tale contesto si inquadrala recente iniziativa intrapresa dal Financial Consult Authority (FCA) – Autorità di vigilanza sui mercati finanziari del Regno Unito – la quale, nell’ottica di valutare la necessità di nuovi futuri interventi in materia, ha avviato una pubblica consultazione (Call for Inputs: Big Data in retail general insurance) al fine di comprendere come le imprese di assicurazione utilizzino i Big Data e in che modo la raccolta e l’uso di tali informazioni nel collocamentoretail dei contratti di assicurazionesiano destinati a mutare e ad incidere sul mercato assicurativo nei prossimi anni.

La “Call” consiste nel sollecitare e raccogliere le opinioni e i suggerimenti dei principali interlocutori dell’Authority – segnatamente, imprese assicurative e clienti – su alcuni specifici aspetti del tema, di seguito sinteticamente riassunti.

a) Impatto dell’uso dei Big Data sui clienti e, in particolare, su quelli più vulnerabili, come i consumatori e i soggetti affetti da disabilità. L’FCA intende valutare soprattutto se, per effetto della disponibilità delle suddette informazioni, le imprese assicurative siano in grado di inviduare con maggiore precisione le fasce di propensione al rischio alle quali ricondurre i clienti in base alle loro specifiche esigenze; e se l’analisi dei dati comportamentali individuali raccolti e il conseguente affinamento della capacità delle imprese di “segmentare” la potenziale clientela in base al relativo profilo di rischio possano tradursi nell’impossibilità, per alcune categorie di soggetti, di accedere alla copertura assicurativa.

b) Impatto sulla concorrenza nel settore assicurativo. L’FCA mira a raccogliere informazioni in ordine all’influenza dei Big Data sul comportamento delle imprese nei rapporti con la clientela e con gli altri assicuratori e sulla capacità dei potenziali clienti di comprendere le caratteristiche dei prodotti offerti e di scegliere quello più adeguato alle proprie esigenze; in altri termini, l’Authority intende valutarese l’acquisizione e l’analisi dei big data agevolino o, viceversa, ostacolino la comparabilità dei prodotti e la scelta del cliente.

c) L’adeguatezza dell’attuale quadro normativo rispetto all’utilizzo dei Big Data. L’Autorità di vigilanza chiede ai propri stakeholders se la normativa, anche regolamentare, attualmente vigente favorisca o, al contrario, vincoli l’uso dei Big Data e se siano necessarie eventuali modifiche della stessa nell’interesse dei consumatori.

La consultazione si è chiusa l’8 Gennaio 2016 e la pubblicazione dei relativi esiti e delle eventuali nuove iniziative del Financial Consult Authority deve ritenersi imminente.


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