La Commissione Parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario ha pubblicato la propria relazione finale sulle attività svolte nelle diverse aree oggetto di indagine e dei risultati raggiunti.
Il primo ambito di azione definito dal Programma approvato dalla Commissione riguarda l’esame delle problematiche emerse nel rapporto fra le banche, gli altri intermediari finanziari e le rispettive clientele.
Si tratta di un ambito che sostanzialmente, per le banche e gli altri intermediari creditizi (quali le società di credito al consumo o quelle attive nel leasing, nel factoring, piattaforme di social lending, ecc.), ha ad oggetto la verifica del rispetto, formale e sostanziale, della normativa sulla trasparenza bancaria (compresi i servizi di pagamento); per i servizi di intermediazione – sia che siano offerti dalle banche, dalle SIM, da SGR o da altri intermediari – ha, invece, ad oggetto la verifica del rispetto, formale e sostanziale, delle regole di comportamento.
Con riferimento a tali terreni di indagine, per l’individuazione dei temi specifici, la Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario ha ritenuto di fare riferimento agli esiti delle attività svolte dalle due strutture arbitrali attive: l’ABF, Arbitro Bancario e Finanziario, e l’ACF, Arbitro Controversie Finanziarie.
Il secondo ambito di intervento della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario si riferisce alle criticità del sistema bancario, finanziario e assicurativo relative ai profili gestionali (compresi gli aspetti relativi alla corporate governance, ai limiti al cumulo degli incarichi e ai divieti di interlocking), di assetto proprietario e del sistema dei controlli interni (compreso il ruolo delle società di revisione) ed è stato anch’esso definito non seguendo un approccio generalista, quanto piuttosto facendosi guidare dalle concrete “vicende” emerse in questi ultimi anni su tali profili.
Con riferimento agli assetti proprietari, il Programma fa riferimento, tra l’altro, agli aspetti relativi alla trasparenza e alle dinamiche del mercato del controllo del sistema finanziario – che devono essere effettuati nel rispetto dell’articolo 41 della Costituzione e della regolamentazione di settore – soprattutto con riferimento all’operatività posta in essere da soggetti extra UE.
Tema, questo, che ha visto il sistema bancario italiano a lungo in posizione di ritardo rispetto ai sistemi degli altri Paesi europei, ed il cui forzato e tardivo recupero (su sollecitazione dell’EBA) ha prodotto – com’è noto – ripetute operazioni di rafforzamento patrimoniale che hanno determinato un sostanziale cambiamento degli assetti proprietari di molte realtà bancarie italiane (con un significativo ridimensionamento delle Fondazioni, sostituite dalla presenza di Investitori Istituzionali stranieri) nonché l’arrivo – nella sub industry del debt collecting – di Fondi speculativi (i cc.dd. “Fondi Avvoltoio”) e di servicer di matrice e proprietà estera.
Non va trascurato come l’approccio, prima tardivo e poi accelerato, nella gestione di NPL (non profit loans) abbia per altro verso concorso a determinare profili di criticità nel modello di business di quella parte del sistema bancario (tra cui rientrano le banche territoriali costituite in forma di società cooperativa) che, non avendo né per dimensione né per tipologia giuridica di assetto proprietario accesso al mercato dei capitali di rischio, ha cercato nelle rispettive comunità locali il reperimento, spesso forzato, di nuovi mezzi patrimoniali (azioni e obbligazioni subordinate).
In tale ambito, la Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, ha ritenuto altresì opportuno orientare l’analisi – per favorire la tempestiva rilevazione dei crediti deteriorati, la loro corretta classificazione nell’informativa contabile e limitare il moral hazard del ritardo nella loro rilevazione – verso l’operato, gli obblighi e le responsabilità delle società di revisione, il sistema dei controlli interni nonché la regolamentazione di settore primaria e secondaria.
In materia, la Commissione ha ritenuto opportuno approfondire anche gli aspetti relativi alla disciplina e alla gestione dei crediti classificati come inadempienze probabili (c.d. “crediti UTP” o “crediti unlikely to pay”) tra i quali, ad esempio, i profili di trasparenza informativa, contabili e gestionali di tali posizioni per individuare possibili iniziative anche di carattere legislativo, finalizzate a ristrutturare le posizioni debitorie ovvero a favorire la concessione di nuova finanza alle imprese (il tema sarà approfondito nei paragrafi 2.1 e 2.2).
Sempre nella prospettiva di preparare il Paese a meglio affrontare la prossima prevedibile ondata di NPL, la Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, ritiene utile verificare se non sia il caso di rivedere o perfezionare il funzionamento delle garanzie pubbliche (GACS) sui bond (senior) emessi in occasione di operazioni di cartolarizzazione di NPL.
Così come occorre approfondire se sia opportuno introdurre anche nel contesto nazionale una scelta fatta in passato da altri Paesi: cioè la creazione di una bad bank a capitale nazionale sulla quale far confluire ed alla quale affidare la gestione aggregata, e con evidenti economie di scala e di scopo, delle posizioni problematiche provenienti da vari intermediari bancari.
Il terzo ambito del Programma di attività della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, infine, è rappresentato dall’analisi degli assetti di vigilanza bancaria e finanziaria e dalle possibili e conseguenti iniziative di carattere legislativo.