Il convegno “Profilazione della clientela per la valutazione di adeguatezza – Ricognizione su un campione di intermediari italiani”, tenutosi oggi in Consob, ha affrontato il tema dell’evoluzione dei Questionari MiFID utilizzati dagli intermediari finanziari.
L’analisi è stata condotta partendo dal Discussion Paper Consob del 2022 Profilazione della clientela ai fini della valutazione di adeguatezza.
In un decennio, i Questionari MiFID utilizzati per valutare l’adeguatezza degli strumenti finanziari offerti ai clienti sono diventati più efficaci e comprensibili.
Gli intermediari finanziari, grazie all’attività di vigilanza svolta dalla Consob, hanno iniziato a utilizzare sempre più spesso algoritmi che limitano le profilazioni opportuniste dei clienti.
Ci sono ancora margini di miglioramento nel processo di valutazione delle informazioni raccolte dai clienti, in particolare riguardo al peso dato all’auto-valutazione e alla trasparenza delle informazioni sul rischio di bail-in.
Per migliorare la qualità delle informazioni, potrebbero essere implementati controlli interni più rigorosi e utilizzate fonti informative più complete.
Inoltre, i punteggi delle domande dei Questionari MiFID dovrebbero essere commisurati alla complessità degli strumenti finanziari.
La Consob sta attualmente monitorando i Questionari MiFID e connessa profilazione dei clienti da parte degli intermediari per garantire una maggiore aderenza alle migliori pratiche di mercato.
L’analisi condotta dalla Consob, sottolinea il Commissario Paolo Ciocca in apertura dei lavori, ha mostrato diversi aspetti positivi. Tuttavia, secondo Ciocca, permane un’area in cui è possibile migliorare, in cui le sfide possono trasformarsi in opportunità, facendo riferimento a quanto emerso dal rapporto della Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane e sull’ingresso di nuovi tipi di investitori grazie alle nuove tecnologie.
Secondo le indagini della Consob, evidenzia Nadia Linciano, responsabile della Divisione Studi della Consob, il processo decisionale degli investitori è ancora poco strutturato e c’è bisogno di fare un’ulteriore sforzo in questo ambito. Questo tema, prosegue Linciano, si collega alla necessità di aumentare la conoscenza del servizio di consulenza: gli investitori spesso non comprendono appieno il valore aggiunto né le ricadute concrete delle informazioni che comunicano al consulente.