Banca d’Italia ha recentemente pubblicato uno studio sui canali di distribuzione del credito al consumo alternativi alle filiali bancarie, come, ad esempio, canali digitali, esercizi commerciali, etc., focalizzandosi in particolare su alcune tipologie di prestiti, quelli garantiti dalla cessione del quinto dello stipendio e il credito revolving.
Dall’indagine emerge che, spesso, queste forme alternative di distribuzione contribuiscano al sovraindebitamento dei consumatori e ciò a causa di una valutazione del merito creditizio della clientela condotta in maniera inadeguata, di un’informativa insufficiente, di condizioni contrattuali opache e della mancanza di servizi idonei ad un’efficace assistenza alla clientela.
Carenze, queste, esacerbate dalla diffusione di tali pratiche creditizie presso soggetti con redditi bassi o con una scarsa educazione finanziaria.
Lo studio di Banca d’Italia evidenzia altresì come le banche attive nel settore del credito consumo, in media, presentino una quota minore di crediti problematici, ad eccezione di quelle dedite alla concessione di prestiti garantiti dalla cessione del quinto dello stipendio e di credito revolving.
Inoltre, dall’indagine emerge che le banche che fanno ricorso a canali di distribuzione alternativi alle filiali si caratterizzano per detenere livelli di capitale inferiori ed attivi di minore qualità rispetto alle concorrenti che fanno uso dei canali distributivi tradizionali: conseguentemente, lo studio suggerisce alla vigilanza di prestare una maggiore attenzione nei confronti di tali operatori.