Secondo un’indagine condotta nel settembre 2011 dall’UE sui siti web che offrono credito al consumo nei diversi paesi membri, solo il 30% (sui 562 siti inizialmente controllati) ha superato la prova di verifica della conformità alle norme comunitarie sui consumatori.
In Italia il dato scende al 20% (solo 3 su 15).
Nel dettaglio sono state riscontrate le seguenti lacune:
– carenza d’informazioni nella pubblicità del credito al consumo, fra cui il TAEG (tasso annuo effettivo globale), l’indicazione se l’onere per servizi accessori obbligatori (esp. assicurazioni) sia compreso nel costo totale ovvero la durata del contratto di credito;
– omissione di informazioni fondamentali sull’offerta, ed in particolare scarsa trasparenza nell’indicazione dei vari elementi del costo totale, fra cui la tipologia di tasso d’interesse applicabile (fisso, variabile, entrambi), la durata (eventuale) del contratto di credito ed alcuni costi connessi al credito (esp. commissione di accordo);
– presentazione fuorviante dei costi per cui questi sono esposti in modo falso o ingannevole per i consumatori, fra cui, ad esempio, le modalità di calcolo del prezzo ovvero il fatto che il consumatore non sia informato che oltre ai costi del credito al consumo in sé esista l’obbligo di un’assicurazione aggiuntiva.