Ufficializzato ieri, 19 novembre, l’accordo tra JPMorgan ed il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per il risarcimento, da parte della banca d’affari, della somma record di 13 miliardi di dollari per le vertenze legate alla vendita dei titoli garantiti da mutui subprime.
Riassumendo i termini della vicenda, si ricorda come i titoli garantiti da mutui ipotecari (mortgage-backed securities – MBS) sono titoli emessi da un intermediario a fronte di un “pacchetto” di mutui ipotecari (mortgages) di cui egli si è reso cessionario dal mutuante.
Nel caso dei mutui subprime, tali finanziamenti vengono concessi a creditori che non hanno lo standing creditizio necessario per ottenere un tasso “prime” sul prestito, per questo definiti “sub”-“prime”.
Nella crisi dei mutui subprime si registrò un aumento dei tassi di interesse che portò a numerose insolvenze su questi mutui, già fisiologicamente a maggior rischio. Contestualmente all’aumento dei tassi si registro un ribasso dei prezzi del mercato immobiliare. Pur a fronte delle azioni esperite sulle garanzie immobiliari prestate dai mutuatari, le banche non riuscirono quindi a coprire le perdite per le insolvenze patite.
A causa del processo di cartolarizzazione, ed ai connessi effetti di moltiplicazione del rischio, tali perdite portarono ad una crisi sistemica.