Banca d’Italia ha pubblicato l’audizione preliminare di Sergio Nicoletti Altimari, Capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, che si è svolta oggi innanzi le Commissioni riunite V della Camera dei Deputati (Bilancio, Tesoro e Programmazione) e V del Senato (Programmazione economica e bilancio), relativamente all’esame del Documento di economia e finanza (DEF) 2024.
Il Capo Dipartimento di economia e statistica ha fornito un’analisi dettagliata del quadro macroeconomico globale e nazionale, oltre a una valutazione dei conti pubblici italiani nel 2023 e per il quadriennio successivo.
Nel contesto globale, si evidenzia una crescita economica moderata, con una stagnazione dell’eurozona influenzata da fattori globali come la debolezza del ciclo manifatturiero e i conflitti in corso; tuttavia, si osservano segnali di ripresa, soprattutto nei settori dei servizi.
L’inflazione, dopo un picco nel 2022, è diminuita nel 2023 e nei primi mesi del 2024, anche grazie alla restrizione monetaria della BCE.
Per l’Italia, si nota una crescita economica modesta nel 2023, con un calo dei consumi compensato da investimenti, soprattutto nel settore edilizio; tuttavia, la crescita è rimasta modesta nei primi mesi del 2024, con una contrazione nella produzione manifatturiera ma un recupero nei servizi e nelle costruzioni. L’inflazione è notevolmente ridimensionata rispetto all’anno precedente.
Per quanto riguarda i conti pubblici italiani nel 2023, si registra una riduzione dell’indebitamento netto, ma il disavanzo è più elevato rispetto alle previsioni autunnali, principalmente a causa dei maggiori oneri derivanti dal Superbonus.
Tuttavia, il rapporto debito/PIL continua a diminuire.
L’audizione conclude rappresentando che le analisi contenute nel DEF sono ritenute d’aiuto per ragionare su come affrontare adeguatamente quell’importante passaggio.
Negli anni 2024-26, l’andamento tendenziale a legislazione vigente dell’indebitamento netto non si discosta molto da quello programmatico della NADEF; l’incidenza del debito invece è ora prevista in rialzo, anche per i riflessi di cassa dei maggiori costi del Superbonus emersi nei conti di consuntivo.
Nel 2027 l’avanzo primario supererebbe i 2 punti percentuali del PIL, ovvero un valore simile a quello medio registrato nei dieci anni successivi all’avvio dell’Unione monetaria, ma non sufficiente a far scendere l’incidenza del debito in misura significativa, a causa del fatto che il differenziale tra crescita nominale del prodotto e l’onere medio del debito diventerà nei prossimi anni sfavorevole.
La politica di bilancio sarà chiamata, oltre a reperire risorse per le “politiche invariate” che si deciderà di perseguire, anche a finanziare le transizioni digitale e verde: per raggiungere gli obiettivi a queste connessi, infatti, sembra necessario rafforzare gli investimenti pubblici in innovazione, il sistema di incentivi alla ricerca e sviluppo e all’efficientamento energetico.
Nell’introdurre nuovi schemi di incentivazione occorrerà peraltro evitare di ripetere gli errori che hanno caratterizzato alcune misure recenti, in particolare l’esperienza del Superbonus: le ripetute revisioni al rialzo delle stime di costo di misure del passato generano inevitabilmente incertezza; per dissiparla occorrono informazioni su alcune variabili molto rilevanti per l’evoluzione dei conti, in particolare quelle relative agli incentivi edilizi che si prevede matureranno nel 2024-25 e ai tempi degli investimenti del PNRR.