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DEF 2024: le stime tendenziali degli indicatori di finanza pubblica

11 Aprile 2024
Di cosa si parla in questo articolo

Il Consiglio dei Ministri del 9 aprile 2024, ha approvato il Documento di economia e finanza (DEF) 2024 del MEF, con stime tendenziali degli indicatori di finanza pubblica.

Il Governo precisa che il DEF non riporta il profilo programmatico, in ragione della necessità di attendere la conclusione dell’iter di approvazione delle nuove regole di programmazione economica dell’UE, che introdurranno il Piano fiscale-strutturale di medio termine quale strumento per l’indicazione degli obiettivi di legislatura.

Come noto, il primo passo della nuova governance del Patto consisterà nell’invio entro il 21 giugno, da parte della Commissione UE, di una traiettoria di riferimento, che definirà un profilo temporale di crescita massima dell’aggregato di spesa pubblica netta (che comprende anche variazioni discrezionali dal lato delle entrate), in base al quale gli Stati membri dovranno costruire i futuri Piani strutturali nazionali di bilancio a medio termine (Mediumterm fiscal-structural plan).

Proprio alla luce dell’imminente entrata in vigore delle nuove regole, il Governo ha tenuto conto dell’indicazione da parte della Commissione europea di presentare per quest’anno Programmi di stabilità sintetici, limitandosi a fornire contenuti e informazioni di carattere essenziale, e di concentrare ogni sforzo sulla costruzione dei nuovi Piani.

Allo stesso tempo, in considerazione della formale vigenza del sistema di regole definito dal Patto di stabilità e crescita, il DEF 2024 segue la tradizionale struttura, indicando l’andamento tendenziale delle principali grandezze di finanza pubblica: dal lato del deficit, al netto dell’impatto sui conti pubblici del 2023 causato dall’ulteriore aumento dei costi legati al Superbonus, le tendenze delle principali grandezze sono in linea con quelle previste lo scorso settembre nella Nota di aggiornamento del DEF (NADEF).

Gli andamenti programmatici futuri saranno poi individuati al più tardi entro il 20 settembre di quest’anno: sarà, infatti, in tale occasione che verrà chiesto all’Italia di presentare il nuovo Piano strutturale di bilancio di medio termine, con un orizzonte quinquennale e un particolare riferimento all’andamento della spesa primaria netta.

Nel DEF 2024 si riporta una stima delle c.d. politiche invariate per il prossimo triennio, all’interno delle quali sarà data priorità al rifinanziamento del taglio del cuneo fiscale sul lavoro; il Governo conferma inoltre anche per il 2025 l’IRPEF a tre aliquote, ma attende il nuovo quadro di governance europea per comprendere le risorse da destinarvi.

In sintesi, nel DEF 2024 sono riportati i seguenti indicatori di finanza pubblica sino al 2027 (a ribasso, in ottica prudenziale):

  • 2024: PIL 1 – Deficit 4,3 – Debito 137,8;
  • 2025: PIL 1,2 – Deficit 3,7 – Debito 138,9;
  • 2026: PIL 1,1 – Deficit 3 – Debito 139,8;
  • 2027: PIL 0,9 – Deficit 2,2 – Debito 139,6.

Il Governo, in base a quanto emerge dal DEF, continuerà ad adottare misure volte ad intervenire sul profilo del deficit, anche attraverso una revisione della disciplina dei crediti d’imposta al fine di ricondurlo al di sotto del 3% entro il 2026 e a non discostarsi dai valori della NADEF anche per gli anni 2025 e 2026.

Le azioni del Governo, inoltre, come riportato nel DEF, saranno rivolte a migliorare non solo i saldi di competenza, ma anche quelli di cassa, abbassando così il profilo del rapporto debito/PIL nel breve periodo: dall’aggiornamento dei conti emerge, infatti, che a fronte di un dato di debito per il 2023 sensibilmente inferiore alle previsioni, a partire dall’anno in corso il rapporto debito/PIL tenderà a risalire lievemente a causa degli ulteriori costi legati al Superbonus.

A partire dal 2028, con il venir meno degli effetti di cassa legati al Superbonus e a seguito del miglioramento di bilancio conseguente all’adozione delle nuove regole, secondo le stime del Governo il rapporto debito/PIL inizierà a scendere rapidamente.

La crescita del PIL sarà sostenuta, secondo il Governo, dagli investimenti connessi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e da un graduale recupero del reddito reale delle famiglie.

Il sostegno ai redditi dei lavoratori, avvenuto prevalentemente anche tramite la riduzione contributiva, ha consentito un recupero del potere di acquisto, dopo l’impennata dell’inflazione: ciò, secondo il DEF, ha favorito una più rapida discesa del tasso di inflazione, portando la crescita dell’indice dei prezzi al consumo, a marzo, all’1,3% in termini di variazione sui dodici mesi, al di sotto della media dell’area dell’euro.

Accanto all’andamento delle principali grandezze di finanza pubblica per i prossimi anni, nel DEF si riporta la recente revisione al rialzo del deficit relativo al 2023, che si è attestato su un valore pari al 7,2% del PIL: ciò è dovuto, secondo il Governo, alle maggiori spese legate al Superbonus e, più in generale, per una più alta spesa in conto capitale rispetto a quanto atteso.

Al contrario, l’andamento di quella di parte corrente ha mostrato secondo il Governo un profilo virtuoso, e ciò è valutato come un aspetto incoraggiante dal punto di vista delle future dinamiche della spesa.

Il Programma Nazionale di Riforma, che tiene conto delle modifiche al PNRR derivanti dalla rinegoziazione portata avanti dal Governo italiano e dall’introduzione del nuovo capitolo legato al RePowerEU, è parte integrante del DEF, e dà conto di tutte le azioni adottate dalle amministrazioni anche in risposta alle raccomandazioni della Commissione europea.

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