Il Parlamento Europeo ha approvato lo scorso 10 gennaio la Direttiva proposta dalla Commissione, volta alla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde, migliorando la tutela dalle pratiche sleali in materia di greenwashing.
La Direttiva modifica la Direttiva 2011/83/UE sui diritti dei consumatori e la Direttiva 2005/29/CE sulle pratiche commerciali sleali, e mira dunque a proteggere i consumatori da pratiche di commercializzazione ingannevoli, nonché ad aiutarli a compiere scelte di acquisto più informate.
A tal fine, saranno aggiunte all’elenco UE delle pratiche commerciali vietate una serie di strategie di marketing problematiche legate al c.d. greenwashing (ambientalismo di facciata) e all’obsolescenza precoce dei beni.
Le nuove regole renderanno pertanto l’etichettatura dei prodotti più chiara e affidabile, vietando l’uso di indicazioni ambientali generiche come “rispettoso dell’ambiente”, “rispettoso degli animali”, “verde”, “naturale”, “biodegradabile”, “a impatto climatico zero” o “eco” se non supportate da prove.
Verrà altresì regolamentato anche l’uso dei marchi di sostenibilità, data la confusione causata dalla loro proliferazione e dal mancato utilizzo di dati comparativi: in futuro, saranno autorizzati solo marchi basati su sistemi di certificazione approvati o creati da autorità pubbliche.
Inoltre, la Direttiva vieterà le dichiarazioni che suggeriscono un impatto sull’ambiente neutro, ridotto o positivo a seconda della partecipazione a sistemi di compensazione delle emissioni.
Un altro importante obiettivo della nuova legge è far sì che produttori e consumatori siano più attenti alla durata dei prodotti: le informazioni sulla garanzia dovranno essere più visibili e verrà creato un nuovo marchio armonizzato per dare maggiore risalto ai prodotti con un periodo di garanzia più esteso.
Saranno inoltre vietate:
- indicazioni infondate sulla durata (ad esempio, dichiarare che una lavatrice durerà per 5.000 cicli di lavaggio, se ciò non è esatto in condizioni normali)
- inviti a sostituire i beni di consumo prima del necessario
- false dichiarazioni sulla riparabilità di un prodotto.
La Direttiva dovrà ora ricevere l’approvazione definitiva del Consiglio, per essere poi pubblicata nella Gazzetta ufficiale.
Gli Stati membri avranno quindi 24 mesi di tempo per recepirla nel diritto nazionale.