ISDA, SIFMA e IIB hanno reso noto, in data 4 dicembre 2013, di aver depositato presso la Corte del District of Columbia un atto di ricorso avverso l’adozione da parte della Commodity Trading and Future Commission (CFTC) di alcune norme di interpretazione delle previsioni del “Dodd-Frank Wall Street Reform and Consumer Protecion Act” (Dodd-Frank) in materia di derivati.
In particolare, secondo la documentazione messa a disposizione dalle tre associazioni, si tratta di un ricorso presentato ai sensi della legislazione americana sull’adozione di atti e procedimenti amministrativi (Administrative Procedure Act) e nel quale si ravvisa la violazione anche delle norme sul Commodity Exchange Act sempre in tema di regolamentazione del settore dei derivati negli USA. L’azione giudiziaria in questione mira a far dichiarare l’illegittimità di alcune norme contenute nel documento della CFTC denominato “Interpretative Guidance and Policy Statement Regarding Compliance With Certain Swap Regulations”, pubblicato nel luglio 2013, ed avente ad oggetto la regolamentazione di dettaglio circa l’applicabilità del Dodd-Frank anche agli swap su base “cross-border”, e quindi conclusi anche tra soggetti non-statunitensi ma con un prevedibile impatto sulla giurisdizione USA.
ISDA, SIFMA e IIB hanno comunicato di aver adottato questa iniziativa giudiziaria ritenendo che le misure approvate dalla CFTC siano, tra le altre cose, contrarie allo spirito di una armonica regolamentazione internazionale del settore dei derivati, e che le stesse non perseguano l’obiettivo (inizialmente prefissato dal G20) di evitare di creare norme che producano regolamentazione contraddittoria, o sovrapposizioni e/o duplicazioni di obblighi a carico degli intermediari. Ad esempio, secondo le suddette 3 associazioni, sulla base delle norme della CFTC si potrebbero creare situazioni per cui operazioni in derivati concluse tra due controparti non-statunitensi vengano soggette a duplicazioni degli obblighi di clearing presso una CCP e/o di reporting presso una Trade Repositories (sia negli USA sia nel paese/area geografica di riferimento) per il solo fatto che una delle controparti dell’operazione abbia in qualche modo utilizzato anche i servizi di un proprio ufficio/succursale/filiale situato negli USA.