Banca d’Italia ha recentemente pubblicato uno studio sugli effetti della politica monetaria statunitense sull’Eurozona.
In particolare, lo studio dapprima descrive i cinque principali canali di trasmissione attraverso i quali la politica monetaria statunitense influenza le economie avanzate, ossia: i) income absorption; ii) expenditure-switching; iii) financial linkages; iv) credit; e v) commodity prices (gli ultimi tre, in particolare, sono legati al ruolo particolare che gli asset denominati in dollari statunitensi e il dollaro stesso rivestono nei mercati finanziari e nel commercio globale).
Successivamente, lo studio prosegue con un’analisi empirica sulle ripercussioni di uno shock di politica monetaria convenzionale degli Stati Uniti sull’area euro.
I risultati indicano che la politica monetaria statunitense ha effetti considerevoli sull’economia dell’Eurozona, simili – sia qualitativamente che quantitativamente – a quelli sull’economia domestica: in particolare, un aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve ha effetti depressivi a livello globale, comportando altresì un apprezzamento del dollaro statunitense e una riduzione del prezzo del petrolio.
Quanto allo specifico contesto europeo, gli effetti sull’economia di un tale aumento dei tassi d’interesse sono recessivi e disinflazionistici.
Nel complesso, quindi, lo studio di Banca d’Italia evidenzia e conferma il ruolo centrale della Federal Reserve nei mercati.