Il 20 aprile si è tenuto presso il Centro Convegni “Carlo Azeglio Ciampi” un workshop dal titolo “Nuovi scenari AML – La Banca d’Italia incontra il mercato“.
L’evento è stato organizzato dall’Unità di Supervisione e normativa antiriciclaggio della Banca d’Italia, e ha visto la partecipazione di rappresentanti della Banca d’Italia, dell’Unità di Informazione Finanziaria e dell’industria.
L’obiettivo del workshop è stato quello di affrontare i principali temi di attualità relativi all’evoluzione delle politiche, dei rischi e della supervisione antiriciclaggio, in un momento di grande loro evoluzione. Sono stati coinvolti esponenti degli intermediari vigilati e delle principali associazioni di categoria.
Tra i relatori della Banca d’Italia, hanno preso la parola Paolo Angelini, Vice Direttore Generale, e Bruna Szego, Capo dell’Unità di Supervisione e normativa antiriciclaggio.
Nel suo intervento introduttivo, Angelini ha evidenziato come siano in atto importanti cambiamenti nel contesto antiriciclaggio, correlati all’aumento della gravità dei rischi di riciclaggio, al mutamento della normativa e dell’assetto di vigilanza.
Angelini evidenzia quindi la necessità, da parte di tutti i player, di accelerare nel processo di cambiamento.
Il Piano strategico della Banca d’Italia per il triennio 2023-2025 si concentra specificamente sul contrasto dell’illegalità nel settore finanziario attraverso una serie di linee di azione. Ciò include l’assicurazione di una partecipazione attiva al negoziato sul pacchetto AML, l’irrobustimento delle metodologie di analisi dei rischi di riciclaggio, l’elaborazione di una guida di vigilanza dedicata e il completamento del potenziamento della nuova Unità AML. Inoltre, il Piano sottolinea l’importanza che gli intermediari finanziari prestino particolare attenzione all’adeguatezza dei propri sistemi di governo e controllo, alla corretta applicazione dell’approccio basato sul rischio e alla pronta individuazione di rischi di riciclaggio tradizionali ed emergenti.
Il fenomeno del riciclaggio di denaro è oggetto di attenta analisi da parte della UIF, che individua i casi significativi e riduce le segnalazioni a basso valore aggiunto. Tuttavia, il fenomeno rimane una sfida per l’efficacia complessiva dell’azione AML del sistema, poiché può indurre i soggetti incaricati dei controlli – l’UIF, la vigilanza, gli organi investigativi – a disperdere le proprie forze su un numero elevato di casi poco significativi. Su questo fronte, occorre lavorare per massimizzare il valore segnaletico delle SOS e individuare i casi significativi.
Nel suo intervento, Bruna Szego ha sottolineato come la vigilanza antiriciclaggio è, in misura crescente, al centro del dibattito globale ed europeo sul sistema finanziario. Il reimpiego di denaro di provenienza illecita altera il corretto funzionamento dei meccanismi di allocazione delle risorse, può pregiudicare la tenuta del tessuto imprenditoriale, frenare la crescita e incidere in modo rilevante sulla stabilità degli intermediari finanziari.
Inoltre, la vigilanza antiriciclaggio è al centro di importanti cambiamenti, come l’incertezza geopolitica, il quadro macroeconomico, la rivoluzione digitale e le risposte normative e istituzionali che l’Europa sta approntando, tra cui spicca il negoziato in corso sul cd. AML package, che segnerà un decisivo cambio di passo della vigilanza antiriciclaggio in Europa.
In Italia, le attività illegali rappresentano circa l’1% del PIL, ma secondo la National Risk Assessment (NRA) del 2019, l’entità delle attività illegali può variare di molto e raggiungere valori sino al 12% del PIL. Inoltre, i fattori di rischio emergenti, come la pandemia da Covid-19, l’aggressione russa all’Ucraina e la spinta alla digitalizzazione dell’economia e dei servizi finanziari, influenzano il livello di infiltrazione criminale nell’economia e il rischio di riciclaggio.
La spinta senza precedenti alla digitalizzazione dei servizi finanziari e di pagamento rende non solo l’industria finanziaria, ma anche l’attività criminale più transnazionale, tecnologicamente più sofisticata e in grado di sfruttare a proprio vantaggio le nuove tecnologie e asset-class create dall’innovazione. L’utilizzo crescente dei crypto-assets per dissimulare la provenienza di fondi e limitarne la tracciabilità, anche con finalità di elusione delle sanzioni finanziarie internazionali, rappresenta un esempio eloquente di questo fenomeno.
Contrastare fenomeni di questa portata con norme e controlli solo nazionali è evidentemente una soluzione perdente. Per questo motivo, in Europa è stata avviata una profonda revisione dell’assetto complessivo della supervisione antiriciclaggio, che troverà il punto di arrivo nella conclusione del negoziato sulla nuova normativa. La cooperazione più efficace tra Autorità, la maggiore convergenza delle prassi di vigilanza, l’armonizzazione più spinta delle regole e la previsione di una Autorità europea sono i principali fattori di cambiamento che hanno guidato il Piano.