Il Tribunale dell’Unione Europea, con sentenza resa nella causa T-411/22, si è pronunciata sul calcolo dei contributi ex ante al Fondo di risoluzione unico (SRF) per il 2022.
In particolare, un ente creditizio francese aveva contestato la decisione del Fondo di risoluzione unico (SRB), sostenendo che il calcolo dei contributi superasse il massimale annuo stabilito dalla normativa, ovvero il c.d. livello obbiettivo annuo (il 12,5% dei mezzi finanziari che dovrebbero essere disponibili nel SRF alla fine del 2023).
Il Tribunale ha accolto il ricorso dell’ente creditizio, annullando parzialmente la decisione del SRB nella parte in cui riguardava l’ente: secondo il Tribunale, infatti, il SRB deve rispettare il massimale imposto dalla normativa durante il calcolo dei contributi ex ante per un determinato anno.
Tuttavia, il SRB aveva stabilito un livello-obiettivo annuo per il 2022 che superava il massimale previsto.
Il Tribunale ha deciso tuttavia di mantenere provvisoriamente gli effetti della decisione dell’SRB impugnata, ma ha stabilito che il SRB dovrà adottare le misure necessarie che l’esecuzione della sentenza del Tribunale comporta, entro sei mesi dall’emissione della sentenza.
Il Tribunale ha sottolineato infatti l’importanza di garantire la stabilità finanziaria dell’Unione, evitando il rischio di privare il SRF dei mezzi finanziari necessari, in caso di restituzione immediata degli importi versati (così come gli importi dei contributi ex ante di altri enti, come quelli che hanno proposto un ricorso analogo deducendo lo stesso argomento).