L’Avvocato generale della Corte di Giustizia UE, Jean Richard De La Tour, ha presentato le proprie conclusioni nella causa C‑319/20, in cui la Corte è chiamata a pronunciarsi in merito ad una controversia relativa alla possibilità per un’associazioni per la tutela degli interessi dei consumatori di agire in giudizio contro il presunto autore di una lesione della protezione dei dati personali.
Nelle sue conclusioni, l’avvocato generale propone alla Corte di interpretare il Regolamento 2016/679 (General Data Protection Regulation o, in breve, GDPR) nel senso che esso non osta a una normativa nazionale che consente alle associazioni per la tutela degli interessi dei consumatori di agire in giudizio contro il presunto autore di una lesione della protezione dei dati personali, invocando il divieto di pratiche commerciali sleali, la violazione di norme poste a tutela dei consumatori o il divieto di applicare condizioni generali invalide, se l’azione rappresentativa di cui trattasi mira a ottenere il rispetto di diritti che le persone oggetto del trattamento contestato traggono direttamente da detto regolamento.
Pertanto, a suo avviso, gli Stati membri sono ancora autorizzati a prevedere che taluni enti possano, senza mandato degli interessati e senza che sia necessario dedurre in giudizio l’esistenza di casi concreti riguardanti persone individualmente designate, proporre azioni rappresentative dirette a proteggere gli interessi collettivi dei consumatori, quando sia dedotta la violazione di disposizioni del regolamento in questione che conferiscono diritti soggettivi agli interessati.