Il Securities and Markets Stakeholder Group (SMSG) dell’ESMA ha pubblicato un documento rivolto alle ESAs sulla definizione di greenwashing.
In particolare, l’SMSG consiglia alle ESAs di formulare una chiara definizione di greenwashing – o piuttosto di “ESG-washing“, poiché il rischio di greenwashing può rendere i fornitori di servizi e prodotti finanziari eccessivamente prudenti, minando al contempo la fiducia di consumatori e investitori nei prodotti ESG.
L’SMSG ribadisce che, oltre al greenwashing, è problematico anche il “green-bleaching“, in cui gli operatori del mercato finanziario scelgono di non dichiarare le caratteristiche ESG dei loro prodotti per evitare ulteriori regolamenti e potenziali rischi legali.
Una guida adeguata sulle dichiarazioni legalmente consentite può contribuire a ridurre questo problema.
Al fine di ridurre il greenwashing, l’SMSG ritiene innanzitutto molto importante chiarire i concetti correlati e la terminologia strettamente correlata, come “green“, “ESG” e “sostenibile“, “impact investing” e “investimento sostenibile“.
L’SMSG ritiene che le autorità di vigilanza europee abbiano un ruolo importante da svolgere a questo proposito.
In secondo luogo, molte aree di regolamentazione e supervisione delle istituzioni finanziarie affrontano già alcuni aspetti del greenwashing.
L’SMSG ritiene che prima di introdurre nuovi requisiti legislativi si debbano individuare le potenziali lacune dell’attuale quadro normativo.
L’SMSG consiglia alle ESAs di fornire un elenco indicativo di pratiche e attività che violerebbero le normative esistenti e costituirebbero un’attività di greenwashing.
In terzo luogo, la chiave per evitare il greenwashing è, secondo l’SMSG, che le affermazioni relative alle caratteristiche e agli obiettivi ESG e/o alle metriche ESG (comprese la classificazione, le informazioni e le metriche SFDR ESG) nei documenti legali o nelle informazioni commerciali dovrebbero essere in linea con le reali caratteristiche del prodotto. Le dichiarazioni errate possono equivalere a greenwashing.
Secondo l’SMSG, tuttavia, gli errori involontari o le modifiche ai dati riportati, dovuti alla maggiore disponibilità di dati o al miglioramento delle metodologie di calcolo, dovrebbero essere trattati in modo diverso rispetto alle false dichiarazioni derivanti da dolo o negligenza grave.
In particolare, l’attuale mancanza di dati grezzi e l’incompletezza dei quadri normativi possono dar luogo a dichiarazioni errate non intenzionali, che tuttavia non dovrebbero essere considerate greenwashing.
In quarto luogo, al fine di promuovere lo sviluppo della finanza ESG e di fornire chiare linee guida rispetto ai rischi di greenwashing, l’SMSG ritiene importante che le ESAs riconoscano la necessità di includere i mercati primari, secondari e dei derivati, nonché l’intero spettro delle strategie ESG.
I regolatori dovrebbero evitare di adottare un quadro eccessivamente rigido che frenerebbe lo sviluppo del mercato ESG. Allo stesso tempo, è necessaria una maggiore chiarezza sulla responsabilità del greenwashing lungo la sua “catena del valore”.
Infine, attualmente vi è talvolta uno scostamento tra gli obiettivi di un prodotto e le aspettative degli investitori.