Banca d’Italia ha pubblicato il 12 aprile 2023 i risultati dell’ultima “Indagine Fintech” nel sistema finanziario italiano.
Nel periodo oggetto di indagine, la Banca d’Italia ha rilevato, in primo luogo, un rallentamento negli investimenti nel settore che è “dovuto alla scarsa interoperabilità tra i progetti fintech e i preesistenti sistemi IT” e che “continua a rappresentare il principale ostacolo all’attività di investimento (16,8 per cento del campione); seguono l’insufficiente domanda attesa per i prodotti e i servizi generati dagli investimenti (11,4 per cento) e il reperimento delle risorse umane dotate delle competenze necessarie per sviluppare e gestire le iniziative (10,8 per cento)”.
Quanto alle tecnologie impiegate, l’indagine evidenzia che “rispetto alla precedente rilevazione è aumentato il numero dei progetti connessi con le piattaforme web-mobile, l’AI, le firme digitali, le DLT e i big data; sono diminuiti, invece, i progetti incentrati sulle API e sulla biometria; infine i progetti basati sul cloud computing pur diminuendo numericamente sono cresciuti in termini di spesa”, e che “non risultano progetti basati sul quantum computing”.
Quanto allo stato di avanzamento e alla realizzazione dei progetti, l’indagine evidenzia un certo grado di stabilità del settore quanto agli stadi di avanzamento dei progetti rispetto alla precedente rilevazione. In particolare, il 64% dei progetti risulta in produzione, mentre la modalità principale di realizzazione dei progetti risulta essere la collaborazione tra intermediari (44%), mentre “la produzione in house e l’acquisizione diretta dei servizi IT ricorrono rispettivamente nel 28,8 e nel 27,2 per cento [dei casi]”.
L’indagine Fintech sottolinea un aumento dell’incidenza delle spese sui costi operativi per i progetti di banche, istituti di pagamento e società di gestione e una diminuzione per quanto concerne i progetti degli intermediari dei mercati finanziari e che “il rapporto tra ricavi attesi e margine di intermediazione, pur seguendo un andamento speculare, è caratterizzato da percentuali inferiori; ciò dipende dalla natura differita dei ricavi rispetto ai costi (in media un progetto richiede 29,9 mesi per conseguire l’equilibrio tra costi e ricavi)”.
Quanto all’effetto sui rischi, la Banca d’Italia evidenzia che la maggioranza dei progetti potranno comportare una diminuzione dei rischi operativi e reputazionali in capo agli intermediari, mentre il 25% dei progetti può causare un aumento dei rischi causati da un aumento del ricorso all’esternalizzazione di servizi informatici presso terzi fornitori e il 7% circa un aumento dei rischi strategici, di credito, di liquidità e di mercato, fermo restando che “gli investimenti tecnologici lasciano in prevalenza invariati oppure fanno diminuire questi [ultimi] rischi”.