Il Dipartimento del Tesoro del MEF ha pubblicato oggi il rapporto annuale sulla gestione del debito pubblico italiano 2023.
Il Rapporto esamina gli obbiettivi da cui si era partiti a fine 2022 e analizza le attività di gestione poste in essere nel corso dell’anno, dopo un’ampia descrizione del contesto di mercato con cui l’Italia si è confrontata.
Preliminarmente, ripercorre quindi un anno caratterizzato da numerosi eventi geopolitici ed economici a livello internazionale e nazionale che, in modo significativo, hanno influenzato l’andamento dei mercati finanziari e in particolare quelli del reddito fisso.
Come si evince dal documento pubblicato sul debito pubblico 2023, nello stesso anno la salita dei tassi di interesse europei è proseguita, ma con un ritmo decisamente inferiore, per poi arrestarsi completamente all’inizio dell’ultimo trimestre con il crescere delle aspettative di una possibile inversione di direzione della politica monetaria (a fronte di risultati importanti in termini di contenimento dell’inflazione ottenuti dalle banche centrali).
Questo andamento ha consentito quindi un primo e rilevante arresto della salita dei tassi sui collocamenti dei titoli di Stato che poi nell’ultimo trimestre sono tornati a scendere in modo deciso.
Il Dipartimento del Tesoro ha dovuto gestire questo contesto, a fronte dell’esigenza di una provvista finanziaria aumentata sensibilmente rispetto al 2022, a causa di una decisa risalita del fabbisogno di cassa dello Stato, spinto anche dagli effetti dei crediti fiscali introdotti durante gli anni della pandemia.
Alla fine dell’anno, tuttavia, la struttura del debito è rimasta sostanzialmente in linea con quella di fine 2022, a testimonianza che l’esposizione ai principali rischi di mercato non è stata di fatto impattata, nonostante il maggiore sforzo di raccolta sul mercato.
A tale scopo, secondo il MEF, il ricorso ai numerosi strumenti di gestione introdotti negli anni in termini di modalità di emissione, prodotti offerti sul mercato, gestione degli strumenti in circolazione, oltre che del cash management, è stato cruciale.