Il presente contributo analizza gli ultimi principi espressi dall’IVASS in materia di Value for Money.
E’ dello scorso 23 febbraio la pubblicazione sul sito di IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni) dell’intervento tenuto dall’Istituto all’Università La Sapienza di Roma sul principio del “Value for Money”, nell’ambito della giornata di confronto tra operatori e Autorità sugli aspetti più rilevanti della Direttiva 2016/97 sulla distribuzione assicurativa (c.d. “IDD”).
Come è noto, l’IDD è entrata in vigore nel 2018 e ha rappresentato un momento di revisione complessiva della disciplina dell’attività di distribuzione assicurativa, segnando il superamento della disciplina precedente.
In particolare, tra gli elementi di novità introdotti dalla IDD, si segnalano gli obblighi discendenti dall’articolo 25 (“Requisiti in materia di governo e controllo del prodotto”), ai sensi del quale “le imprese assicurative, così come gli intermediari che realizzano prodotti assicurativi da offrire in vendita ai clienti, adottano, gestiscono e controllano un processo di approvazione per ciascun prodotto assicurativo o per ogni modifica significativa di un prodotto assicurativo esistente, prima che sia commercializzato o distribuito ai clienti.”
Tale previsione ha imposto alle compagnie e ai distributori operanti come manufacturer de facto di adottare solidi processi di governo di prodotto (“Product and Oversight Governance”, c.d. “POG”) al fine di di offrire alla clientela finale, previa definizione del mercato di riferimento di prodotto, prodotti utili, rispondenti cioè alle richieste ed esigenze assicurative del cliente.
Tra le richieste ed esigenze assicurative del cliente, IVASS, nel predetto intervento, ricorda la centralità del “value for money” della polizza, cioè la relazione tra il prezzo del prodotto e la qualità offerta da quest’ultimo in termini di performance finanziaria, garanzie, coperture e servizi correlati offerti, già affrontata da EIOPA (limitatamente ai soli prodotti di tipo unit linked) nel Supervisory Statement on assessment of value for money of unit linked insurance products under product oversight and governance del 30 novembre 2021 e nella Methodology to assess value for money in the unit linked market del 31 ottobre 2022.
In proposito, l’Istituto ricorda come già nel Regolamento n. 45/2020, l’Autorità abbia inteso riaffermare la centralità del concetto del value for money, prevedendo all’articolo 8 del predetto Regolamento (Test del prodotto) i costi e gli oneri tra gli elementi di valutazione di compatibilità della polizza alle richieste ed esigenze assicurative del cliente.
Tuttavia, IVASS segnala altresì di aver rilevato, nello svolgimento di una serie di verifiche (anche di carattere ispettivo) sull’attuazione della normativa POG da parte delle imprese e degli intermediari operanti in qualità di manufacturer de facto, una serie di punti sui quali l’Istituto intende nei prossimi mesi tornare, declinando e rendendo note al mercato le proprie aspettative in merito, con l’obiettivo di migliorare l’adozione del processo POG a beneficio degli assicurati.
In particolare, con riferimento specifico alla fase di testing di prodotto, che l’Autorità considera momento centrale della POG, IVASS ritiene che essa non debba limitarsi a prevedere unicamente una fase di profit test del prodotto dal lato solo dell’impresa, ma includerne anche una dal lato del cliente.
In altre parole, mentre attualmente le compagnie di assicurazione (specie quelle operanti nel settore vita) effettuano un test di profittabilità di prodotto volto a valutarne la redditività e la sostenibilità per l’impresa lungo il ciclo di vita dello stesso, mancherebbe , ad opinione dell’Autorità, un analogo test di profittabilità lato cliente che considerasse, congiuntamente e per quest’ultimo, i rendimenti attesi e i costi a suo carico, che dovrebbero consentire al cliente anche, tra l’altro, di stimare la profittabilità del prodotto in caso di riscatto o al verificarsi del decesso dell’assicurato.
L’Istituto, che parrebbe lavorare all’introduzione di un profit test lato cliente, auspica che il test si basi su dati coerenti rispetto a quelli impiegati dalle compagnie per la misurazione del profit test lato impresa, e che si basi su indicatori solidi, parametrati a soglie significative, che dovrebbero indurre le compagnie a non commercializzare un prodotto dotato di valore scarso o nullo per il cliente.
Infatti, nel profit test lato cliente un ruolo centrale lo assumerebbero i costi.
Il profit test dovrebbe infatti evidenziare il lasso temporale in grado di consentire al cliente di recuperare i costi sostenuti in tempo ragionevole e dovrebbe altresì individuare ex ante il momento di break even, tenendo conto della permanenza attesa del cliente nel contratto, in base alle statistiche di segmento di portafoglio.
IVASS si dice conscia che l’introduzione di un profit test lato cliente rappresenti un significativo cambio di prospettiva, con importante impatto sulle attività di testing in generale richieste sul prodotto dalla normativa vigente.
Ciò nonostante l’Istituto ritiene che l’analisi quantitativa auspicata si attagli alla misurazione del value for money di prodotto e possa pertanto contribuire, in ultima analisi, al rafforzamento dei processi POG a beneficio degli assicurati e della reputazione del mercato assicurativo italiano.