Banca d’Italia ha recentemente pubblicato uno studio sugli impegni climatici del settore bancario dell’Eurozona, basato su un campione di 129 banche quotate rappresentative di circa il 70% del credito bancario alle imprese non finanziarie attive nell’area euro.
In particolare, l’analisi si focalizza prevalentemente sugli impegni di de-carbonizzazione, ossia quelli relativi alla riduzione delle emissioni di agenti inquinanti, nonché sugli impegni inerenti alla bio-diversità e, quindi, relativi alla salvaguardia di specie animali a rischio ed aree protette.
Dai dati esaminati, gli impegni assunti dalle banche risultano essere estremamente eterogenei quanto ad obiettivi ed orizzonte temporale per la loro realizzazione, sicché se ne ricava che il settore bancario sì è attivo per promuovere la transizione green ma senza seguire uno schema d’azione condiviso.
Inoltre, dallo studio emerge che le banche di maggiori dimensioni sono quelle più propense ad assumere impegni di decarbonizzazione ma, al contempo, sono anche quelle che finanziano maggiormente imprese con un elevato impatto ambientale (perché, ad esempio, operanti nel settore petrolifero o carbonifero), applicando tassi d’interesse inferiori alla media.
Lo studio, poi, evidenzia come gli impegni climatici assunti dalle banche dell’Eurozona non siano necessariamente correlati alle politiche e agli obiettivi ambientali dei Paesi di riferimento, e questo nonostante le politiche comunitarie in materia siano uniformi.
Peraltro, i dati esaminati evidenziano altresì come il settore bancario dell’area euro non sia allineato all’obiettivo di limitare l’aumento delle temperature al di sotto dei 2° C rispetto ai livelli preindustriali delineato dall’Accordo di Parigi sul clima.