La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1213 del 18 gennaio 2017, si pronuncia in tema validità del conferimento di un incarico professionale da parte dell’amministratore di una società di capitali.
In particolare, la Corte afferma, in primo luogo, come tale conferimento di incarico sia valido sotto il profilo dei poteri di rappresentanza dell’amministratore.
Il conferimento di un incarico professionale di consulenza fiscale e commerciale, costituisce, di regola, atto di ordinaria amministrazione – ovvero comunque atto coerente con l’oggetto societario poiché esecutivo dell’attività imprenditoriale -, e perciò rientra nei poteri rappresentativi degli amministratori ai sensi dell’art. 2384 c.c., nel testo, applicabile nel caso di specie “ratione temporis”, anteriore al D.Lgs. n. 6 del 17 gennaio 2003. Nel caso di specie, inoltre, si trattava di prestazioni di consulenza commerciale e fiscale che già da vari anni il professionista svolgeva per la società stessa, e in ogni caso non emergono limitazioni del potere rappresentativo risultanti dall’atto costitutivo o dallo statuto ed opponibili ai terzi, alla stregua dell’art. 2384 c.c..
In secondo luogo, la Corte disattende l’eccezione di nullità del contratto di conferimento dell’incarico per difetto di causa. Non è, del resto, essenziale, ai fini della configurabilità di un valido contratto di consulenza professionale, che lo stesso si riveli,ex post, consistente in un’effettiva reiterazione di incarichi e di pareri commessi al professionista dalla committente, per proprie esigenze organizzative o imprenditoriali, nell’arco temporale di durata del rapporto, potendo essere oggetto di remunerazione anche l’obbligo assunto dal professionista di mantenere nel tempo la messa a disposizione delle proprie competenze per le esigenze della medesima committente.