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Inflazione e politica monetaria: la ricetta di Ignazio Visco

2 Marzo 2023
Di cosa si parla in questo articolo

Il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha tenuto un intervento dal titolo “Politica monetaria e il ritorno dell’inflazione“.

In particolare, evidenzia Visco, dopo almeno tre decenni di variazioni moderate dei prezzi al consumo nei Paesi avanzati, l’inflazione è tornata a livelli che incidono pesantemente sulla vita di tutti i cittadini.

Sul punto sono cinque le questioni chiave che sono al centro dell’attuale dibattito macroeconomico:

  • la prima riguarda la natura dell’inflazione attuale e le sue diverse fonti nelle principali economie avanzate.
  • la seconda è l’affermazione che, nell’area dell’euro, la politica monetaria ha reagito troppo tardi all’accelerazione dei prezzi al consumo.
  • la terza, strettamente correlata a questo, si concentra sulla questione se la BCE abbia commesso o meno errori di politica o di previsione e, in caso affermativo, perché si siano verificati.
  • la quarta considera la presunta inefficacia della politica monetaria e i canali attraverso i quali essa opera.
  • la quinta affronta le prospettive della politica monetaria e si chiede se, nella lotta all’inflazione, la BCE debba preferire il rischio di fare troppo piuttosto che quello di fare troppo poco.

L’inasprimento della politica monetaria avviato dalla BCE nel dicembre 2021 è stato fondamentale per rispondere ai rischi derivanti da un’inflazione elevata e crescente.

Prima ancora di esercitare i suoi effetti sulla domanda aggregata, ha operato contribuendo a contenere le aspettative di inflazione, evitando un aumento a livelli troppo elevati.

Questo ancoraggio delle aspettative ha quindi posto le basi per prevenire il verificarsi di spirali prezzi-salari.

Aspettative di inflazione basse e stabili, tuttavia, non eliminano completamente il rischio di “effetti di secondo ordine”.

A tal fine, continua Visco, i lavoratori e le imprese di tutti i Paesi dell’area dell’euro devono continuare a comportarsi in modo responsabile. Occorre comprendere appieno che lo shock energetico è come una tassa sull’economia dell’area dell’euro, che purtroppo non può essere rispedita al mittente e non può essere aggirata attraverso una corsa infruttuosa tra salari e prezzi né attraverso un aumento eccessivo e permanente del debito pubblico.

I negoziati salariali, quindi, non possono tornare indietro nel tempo, quando erano puramente retrospettivi.

Per compensare la perdita di potere d’acquisto legata all’inflazione, sottolinea Visco, si deve piuttosto puntare su una crescita sostenuta della produttività, anche se non si possono escludere misure fiscali mirate e temporanee per alleviare l’onere delle famiglie e delle imprese più colpite.

Oggi i prezzi del gas in Europa stanno tornando a livelli più moderati e la loro volatilità si sta riducendo, ponendo le basi per una convergenza dell’inflazione, nel medio termine, verso l’obiettivo della BCE del 2%.

In questo contesto, le strategie di prezzo delle imprese avranno un ruolo centrale. In particolare, dovremo monitorare attentamente se, dopo il passaggio dei maggiori costi energetici osservati nel 2022, le imprese permetteranno ai prezzi finali di riflettere i cali più recenti, il che implicherebbe un irrigidimento meno intenso delle condizioni finanziarie.

Questo sarà un passo fondamentale per ottenere una riduzione duratura dell’inflazione sottostante.

In questa fase, la politica monetaria non dovrebbe essere lasciata lavorare da sola. Il contributo di tutte le politiche, comprese forse alcune nuove versioni delle vecchie ricette di politica dei redditi, potrebbe contribuire a favorire una più rapida convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo della BCE.

Il ritorno alla stabilità dei prezzi trarrà grande beneficio dalle politiche fiscali e dai negoziati tra lavoratori e imprese che opereranno nella stessa direzione della politica monetaria.

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