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Approfondimenti

L’aggiornamento del manuale AQR

23 Agosto 2018

Grazia Calandra, Manager, Financial Services Audit, KPMG

Premessa

Il 20 giugno 2018 la Banca centrale europea (BCE) ha pubblicato la versione aggiornata del manuale per l’Asset Quality Review (AQR), utilizzato nell’ambito dell’attività di supervisione delle banche dell’area euro.

Il manuale AQR è stato aggiornato per riflettere due importanti sviluppi nella metodologia AQR derivanti, innanzitutto, dall’entrata in vigore del nuovo principio contabile IFRS 9[1] e, in secondo luogo, dall’accresciuta importanza dei modelli di business focalizzati sui servizi di investimento.

Cosa è il manuale AQR

In linea con le previsioni del regolamento sul Meccanismo di Vigilanza Unico (MVU), la Banca Centrale Europea (BCE), unitamente alle autorità di vigilanza nazionali, conduce periodicamente i c.d. “comprehensive assessment” sulle entità sottoposte a vigilanza nell’area euro. Tali esercizi sono effettuati come primo controllo sullo stato di salute delle banche classificate di recente come “significative” e quindi controllate direttamente dalla BCE o ad hoc nell’ambito di attività motivate da circostanze eccezionali (e.g. ispezioni “on-site”).

Gli obiettivi dichiarati dalla BCE con riferimento all’attività sono quelli di:

  • garantire la trasparenza, migliorando la qualità delle informazioni disponibili in base a criteri comuni e confrontabili, di identificare i problemi e implementare le azioni correttive necessarie (e.g. misure di rafforzamento patrimoniale), e
  • costruire fiducia, assicurando i portatori di interesse circa lo stato di salute e l’affidabilità delle banche.

Tali valutazioni mirano a garantire che le banche siano adeguatamente capitalizzate e in grado di resistere a possibili shock finanziari.

Il comprehensive assessment comprende due pilastri principali:

  • una revisione della qualità degli attivi (AQR) – condotta in due fasi, con una prima fase di selezione dei portafogli da analizzare e una fase due di esecuzione, di cui il manuale AQR illustra i passaggi;
  • uno stress test con un doppio scenario, di base e avverso – per testare la resilienza dei bilanci delle banche in caso di condizioni di mercato sfavorevoli, eseguita in stretta collaborazione con l’Autorità bancaria europea (EBA).

Con riferimento alla Fase due dell’AQR, il manuale, strutturato per “workblock”, riflette l’ordine delle attività e prevede:

  1. l’analisi delle policy, delle procedure e delle politiche contabili delle banche;
  2. la creazione del c.d. loan tape, ossia il database informativo che sarà oggetto di analisi;
  3. l’attività di campionamento;
  4. la Credit File Review (CFR) effettuata analiticamente sulle singole esposizioni selezionate;
  5. la verifica della valutazione delle garanzie;
  6. la proiezione dei risultati derivanti dalle attività di CFR;
  7. l’analisi delle riserve generiche (collective provision);
  8. la verifica delle valutazioni al fair value delle poste dell’attivo;
  9. la determinazione degli aggiustamenti al CET1 e delle eventuali misure correttive.

L’attività di assessment si concentra quindi su un sottoinsieme degli attivi di ciascun intermediario, selezionato tra i portafogli più rischiosi. Posizioni in bonis e deteriorate sono analizzate individualmente, su base campionaria, con l’ausilio di appositi strumenti di calcolo[2].

Gli aggiustamenti di valore complessivi per ciascun portafoglio sono poi ottenuti utilizzando tecniche di tipo inferenziale.

Sono infine effettuate analisi dell’adeguatezza delle rettifiche di valore sulle posizioni in bonis e sulle esposizioni verso la clientela al dettaglio (collective provisioning) attraverso un modello quantitativo (challenger model).

Il manuale consente di aumentare la trasparenza sia per i supervisori sia per gli investitori, rendendo pubblica la struttura della metodologia per la revisione della valutazione delle attività di tutte le istituzioni soggette a vigilanza diretta da parte della BCE e implicitamente garantendo in tal modo un approccio coerente in tutta l’area dell’euro.

Quando nasce

La stesura del primo manuale AQR discende dalla decisione di BCE e dell’EBA di concordare i parametri di analisi più significativi per i bilanci delle banche nell’area dell’euro in vista dell’avvio del MVU avvenuto il 4 novembre 2014. In tale ambito, il primo passo fu proprio quello dell’AQR del 2014, con l’obiettivo di valutare la solidità degli istituti di credito. Le istituzioni creditizie sottoposte al riesame furono 124 (l’85% del sistema bancario dell’UE), di cui 15 banche italiane.

Il 26 ottobre 2014 la BCE pubblicò i risultati del primo comprehensive assessment. A seguito dell’esercizio, delle 15 banche italiane partecipanti, nove registrarono carenze di capitale con riferimento alle consistenze patrimoniali a fine 2013 colmate poi con gli aumenti di capitale per circa 10 miliardi di euro effettuati tra gennaio e settembre del 2014. Lo stress test invece indicò potenziali esigenze di capitale per quattro banche, per un valore complessivo di 3,3 miliardi di euro[3]. Per le banche italiane l’AQR del 2014 determinò aggiustamenti di valore degli attivi per 12 miliardi, a fronte di un totale di 47,5 per il complesso delle banche europee. In rapporto alle attività ponderate per il rischio gli aggiustamenti furono pari a 102 punti base, contro una media di 56 per le banche del MVU. La parte preponderante degli aggiustamenti di valore derivava dall’applicazione di metodi di tipo inferenziale (63 punti base in termini di RWA per le banche italiane, 31 per il complesso delle banche del MVU). Gli accantonamenti determinati dall’AQR furono invece molto contenuti con riferimento alle attività di mercato con fair value di livello 3 e alla congruità delle valutazioni delle garanzie reali a copertura delle esposizioni, in particolare di quelle immobiliari, rispetto ai prezzi di mercato[4].

Cosa è cambiato

La metodologia prevista dalla versione aggiornata del Manuale AQR riflette le regole contabili dell’IFRS 9, che dal 1° gennaio 2018 sostituisce il modello contabile dello IAS 39, ampiamente criticato nel corso della crisi per aver registrato le perdite per rischio di credito con una modalità “too little too late” (“troppo poco e troppo tardi”).

Le potenziali sfide di attuazione poste dal nuovo standard, avevano innanzitutto condotto la BCE ad effettuare una Thematic Review per comprendere come le istituzioni finanziarie si stessero preparando all’implementazione del principio e verificare gli impatti delle nuove previsioni[5].

La metodologia AQR è stata quindi rivista significativamente per quegli ambiti operativi incentrati sulla classificazione, misurazione e valutazione degli strumenti finanziari e dei livelli di copertura delle esposizioni creditizie (ossia il blocco 4 Credit file review e il blocco 7 Collective provisioning).

Con l’introduzione dell’IFRS 9, la valutazione degli accantonamenti non avviene più solo come copertura dei crediti deteriorati (incurred loss) ma sulla base delle perdite attese sugli impieghi che potranno deteriorarsi in futuro (expected loss). Il nuovo modello copre quindi sia le perdite “incurred” sia quelle “expected” e, pertanto, non è più necessario che vi sia un “trigger event” per rilevare una perdita su un’attività finanziaria. Per tali ragioni, con il nuovo modello, è ragionevole attendersi che tutte le attività finanziarie avranno una perdita attesa per rischio di credito al momento della rilevazione iniziale.

Inoltre, la valutazione dei livelli di accantonamento per rischio di credito sull’esposizione creditizia è svolta secondo un unico modello per tutte le attività finanziarie che rientrano nell’ambito di applicazione (e.g. inclusi titoli di debito) e segue il modello della “stage allocation”.

La stage allocation si basa sul concetto di “significativo aumento del rischio di credito rispetto alla rilevazione iniziale” (SICR) di uno strumento finanziario e attribuisce a quegli strumenti finanziari che hanno subito il significativo aumento del rischio di credito una misura maggiore di svalutazione, calcolata come perdita attesa da eventi di default che potrebbero manifestarsi nel corso di tutta la durata residua dello strumento anziché solo sull’orizzonte temporale ad un anno precedentemente previsto per il collective provisioning. Il nuovo modello di impairment prevede inoltre l’introduzione nelle valutazioni di informazioni previsionali di lungo periodo e di fattori macroeconomici (c.d. forward looking information), così da di incorporare nelle valutazioni dei crediti anche gli eventuali scenari di vendita[6].

Il nuovo manuale AQR fornisce specifiche tabelle di riferimento per la staging allocation con l’indicazione di possibili indicatori di SICR e indicatori minimi di staging[7].

Nell’ambito del capitolo 7 sul Collective provisioning, con riferimento all’utilizzo del Challenger model per la verifica delle riserve generiche vengono introdotte specifiche previsioni per il calcolo dell’Exposure at Default (EAD). E’ infatti previsto che la banca fornisca informazioni circa l’EAD contrattuale, l’EAD al netto dell’effetto “prepayments” e l’EAD al netto prepayments e al lordo dei tiraggi attesi sugli impegni ad erogare (in considerazione di un Credit Conversion Factor). Vengono inoltre date specifiche indicazioni sull’incorporazione dei risultati della CFR nel challenger model della collettiva, in termini di aggiustamento alla PD, alla LGD/LGI, EAD e allo staging.

Come specificato in premessa, il manuale aggiornato amplia l’ambito della revisione delle esposizioni valutate al fair value, per meglio valutare i rischi relativi ai modelli di business delle banche focalizzati sui servizi di investimento.

L’obiettivo principale delle verifiche in tale ambito è assicurare che la banca valuti in modo appropriato le posizioni misurate al fair value con contropartita il conto economico (FVTPL) e quelle misurate al fair value con contropartita il patrimonio netto (FVTOCI).

La rilevanza dell’argomento assume peraltro una nuova connotazione anche per effetto dell’applicazione dello stesso IFRS 9. Infatti, i nuovi criteri per la classificazione e la misurazione degli strumenti finanziari prevedono che gli strumenti finanziari detenuti in modello di business Held to Collect[8] che non superano il test SPPI[9] siano misurati al fair value con contropartita il conto economico (FVTPL) e che gli strumenti detenuti in modelli di business Held to Collect and Sell[10] siano misurati al fair value (con contropartita il conto economico se il test SPPI fallisce o il patrimonio netto in caso contrario). Cresce pertanto la rilevanza delle poste misurate al fair value, soprattutto con riferimento ai crediti (per i quali finora il fair value era solo oggetto di disclosure in nota integrativa).

Il nuovo manuale integra l’ambito della revisione con specifici segmenti di attività classificate come livello 2[11] in cui il fair value è determinato sulla base di parametri di input non osservabili o parametri di input diversi dai prezzi quotati inclusi nel livello 1 (prima erano incluse solo le misurazioni di fair value di livello 3) e introduce alcuni nuovi elementi metodologici. Pertanto il capitolo 8 relativo alla verifica del calcolo del fair value si estende al fair value di livello 2 coprendo anche i criteri di assegnazione ad un livello piuttosto che all’altro e per la prima volta include esplicitamente la verifica della rilevazione delle esposizioni non collateralizzate. Il manuale fa inoltre diretto rimando alle previsioni della CRR[12] (articolo 105, paragrafo 10) per i requisiti per la valutazione prudenziale applicabili a tutte le posizioni valutate al fair value e ai Regulatory Technical Standards (RTS) dell’EBA per gli approcci consentiti per la valutazione degli Additional Valuation Adjustement (AVA) per queste categorie, specificando che l’AQR comprende la verifica dell’implementazione della metodologia AVA ivi descritta.

Risulta modificato anche il primo workblock, ossia quello relativo alla verifica di “Processi, policy e politiche contabili”. Il blocco prevede adesso un paragrafo specifico dedicato alle verifiche sul rischio di condotta, quale sottocategoria del rischio operativo, definito dall’EBA come “il corrente o potenziale rischio di perdite dovuto alla fornitura inadeguata di servizi finanziari, compresi i casi di dolo o negligenza” introdotto nell’ambito delle previsioni del Supervisory Review and Evaluation Process (SREP). Le relative verifiche vertono ancora una volta sui servizi di investimento e sono svolte tramite la compilazione di un questionario qualitativo di self-assessment a copertura di 144 punti di verifica, e la compilazione di un report quantitativo delle perdite operative sopportate in relazione al rischio.

Considerazioni conclusive

Fino all’introduzione dell’IFRS 9, il comprehensive assessment si configurava come un esercizio di natura prevalentemente prudenziale, non contabile. Le riclassificazioni e gli aggiustamenti di valore derivanti dall’AQR venivano infatti ricavati anche in base a indicatori finanziari di possibili difficoltà delle imprese affidate (expected loss) dove le vigenti norme contabili invece prescrivevano che le rettifiche su crediti venissero effettuate in seguito al manifestarsi di oggettivi elementi di perdita (incurred loss). Pertanto, nell’interazione con le autorità di vigilanza, le banche potevano valutare caso per caso la necessità di procedere alle eventuali rettifiche in bilancio indicate dall’autorità di vigilanza.

L’introduzione del nuovo principio contabile colma in parte le differenze tra logica contabile e logica prudenziale, restringendo il campo di “negoziazione” tra istituzione finanziaria e BCE.

L’evoluzione si inserisce in un contesto normativo per gli istituti bancari sempre più complesso e caratterizzato da numerose novità introdotte con l’obiettivo di fronteggiare il momento di crisi. Oltre al MVU e alla nuova classificazione dei crediti deteriorati emanata dalla Banca d’Italia con l’introduzione dell’attributo di Forbearance, il livello di complessità è aumentato esponenzialmente per effetto appunto dell’introduzione dell’IFRS 9, delle linee guida sui Non Performing Loan della Banca Centrale Europea (e della Banca d’Italia per le Less Significant Intitutions), nonché di recente del Calendar Provisioning.

Tale accresciuta complessità di gestione richiede l’implementazione di sofisticati modelli valutativi e di presidio dei dati che coinvolgono molteplici interlocutori all’interno delle strutture degli intermediari.

La qualità del dato (intesa come disponibilità, completezza, accuratezza e coerenza dello stesso) ad ogni livello della relativa “filiera di produzione”, e la Data Governance (i.e. il “governo” dei dati) diventano in tal senso fattori di successo per la banca in relazione a tutti i relativi stakeholder (ad esempio le funzioni di direzione, il Credit Risk Management, i gestori del processo di recupero crediti, etc …all’interno della banca, ma anche attori esterni come gli Organi di Vigilanza, i potenziali investitori/acquirenti, gli advisor, le società di rating, etc…) e lo stesso manuale AQR specifica una serie di criteri per la Data Integrity Validation nel secondo workblock.

In tale ambito, la BCE attribuisce grande importanza al ruolo dei revisori dei conti e al valore aggiunto degli audit esterni per la vigilanza prudenziale e la disciplina di mercato. E’ stato introdotto un meccanismo regolare di comunicazione e scambio di opinioni tra la BCE e i revisori dei conti, a livello individuale e collettivo. Inoltre periodicamente il senior management della BCE si riunisce con i rappresentanti delle sei maggiori società di revisione e i JST si incontrano con i revisori esterni delle banche vigilate.

La revisione del manuale AQR, affiancata all’esercizio della Thematic Review, conferma la volontà del Regulator di sensibilizzare le istituzioni finanziarie all’utilizzo di metodologie condivise e alla definizione di adeguati strumenti di coordinamento tra le diverse strutture della banca preposte alle attività di produzione e gestione delle informazioni nonché alla definizione di robusti strumenti di controllo, monitoraggio e supervisione al fine di garantire un adeguato presidio della gestione delle informazioni.

 


[1] Il principio contabile IFRS 9 “Strumenti finanziari” è stato pubblicato dallo IASB nel mese di luglio 2014 ed è stato omologato in Unione Europea in data 22/11/2016 con regolamento della Commissione n. 2016/2067. Il principio contabile è in vigore a partire dai bilanci in corso al 1° gennaio 2018.

[2] Gli strumenti excel-based utilizzati a supporto della verifica delle valutazioni analitiche, i c.d. tool Going concern e Gone concern, sono stati nel corso degli anni rivisti e migliorati fino a costituire, nella forma attuale, dei validi strumenti di calcolo e monitoraggio delle valutazioni sull’adeguatezza dei fondi per rischio di credito a livello analitico.

[3] MPS, Carige, Popolare di Milano e Popolare di Vicenza.

[4] BANCA D’ITALIA (2014) Rapporto sulla stabilità finanziaria (Numero 2/2014)

[5] I risultati della Thematic Review sono stati pubblicati con un report nel novembre 2017 e tramite newsletter nel maggio 2018. Le banche sono state invitate ad attuare azioni correttive entro la fine di giugno 2018. Le principali aree di miglioramento identificate hanno riguardato la misurazione dell’Expected Credit Loss (ECL), ed in particolare l’implementazione di maccanismi di validazione e test retrospettivi, e le modalità di incorporazione delle informazioni forward-looking nei modelli. I Joint Supervisory Team (JST) hanno inviato una lettera specifica ad ogni banca con i risultati individuali e le azioni correttive, da implementare entro lo scorso 30 giugno. E’ previsto che i risultati contribuiranno alla parte qualitativa della valutazione SREP 2018 nell’ambito della valutazione della governance e della valutazione della gestione dei rischi.

[6] Con riferimento a tale ultimo punto, assume rilevante importanza la formalizzazione delle previsioni dei possibili scenari di vendita, in considerazione dell’entità delle transazioni Non Performing Loan, che, in Italia negli ultimi due anni hanno registrato una continua crescita in termini di controvalore e numero di operazioni (raggiungendo il picco nel 2017 con un controvalore lordo di circa 80 miliardi di Euro, più del doppio rispetto al 2016 e il quadruplo rispetto al 2015) grazie anche allo strumento delle GACS.

[7] Capitolo 4, tabella 66.

[8] Il business model Held to Collect ha come obiettivo la detenzione delle attività finanziarie al fine di incassare i relativi flussi di cassa contrattuali. Eventuali cessioni sui portafogli gestiti nell’ambito del modello di business sono ammesse se: (i) non significative anche se frequenti; (ii) non frequenti anche se significative; (iii) dovute a incremento rischio di credito.

[9] “Solely Payment Principal Interest”: il test ha l’obiettivo di identificare strumenti con caratteristiche non assimilabili a quelle di uno strumento “semplice” (c.d. Basic Lending Arrangement) e deve essere svolto analizzando le caratteristiche contrattuali degli strumenti finanziari.

[10]Il business model Held to Collect and Sell ha come obiettivo la detenzione delle attività finanziarie al fine di incassare i flussi di cassa contrattuali ma non esclude possibili vendite.

[11]Secondo la gerarchia del fair value stabilita nell’IFRS 13 “Fair Value Measurement”.

[12]Capital Requirements Regulation (regolamento dell’Unione Europea n.575/2013).


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