In tema di trust la Suprema Corte ritorna, con l’ordinanza in esame, su quello che può ormai considerarsi come un orientamento giurisprudenziale consolidato. La Corte, Infatti, citando altre tre sentenze conformi del 2019, ossia Cass. n. 22754 del 2019, n. 19167 del 2019 e n. 16699 del 2019, ribadisce che “in tema di trust, l’imposta sulle successioni e donazioni, prevista dall’art. 2, comma 47, del d.l. n. 262 del 2006 (conv. con modif. dalla I. n. 286 del 2006) anche per i vincoli di destinazione, è dovuta non al momento della costituzione dell’atto istitutivo o di dotazione patrimoniale, fiscalmente neutri in quanto meramente attuativi degli scopi di segregazione ed apposizione del vincolo, bensì in seguito all’eventuale trasferimento finale del bene al beneficiano, in quanto solo quest’ultimo costituisce un effettivo indice di ricchezza ai sensi dell’art. 53 Cost.”.
Con questa breve motivazione, l’ordinanza cassa con rinvio la sentenza d’appello della Commissione Tributaria Regionale della Lombardia che aveva invece, disattendendo il principio sopraenunciato, avallato la tesi dell’Agenzia delle Entrate.
L’atto impugnato dal trustee, un avviso di accertamento di liquidazione delle imposte di successione, catastale e ipotecaria relativo ad un atto di costituzione di un trust, era stato ritenuto legittimo in entrambi i giudizi di merito, sostenendo le competenti Corti territoriali che l’imposta su successioni e donazioni colpisse anche i vincoli di destinazione, tra i quali il trust familiare.
