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La Riforma delle banche popolari: il pensiero della Banca d’Italia

23 Giugno 2011
Di cosa si parla in questo articolo

Nel corso dell’audizione tenutasi ieri avanti la VI Commissione Finanze e Tesoro del Senato, il Vice Direttore Generale della Banca d'Italia, Anna Maria Tarantola, ha parlato in merito alla riforma delle banche popolari di cui ai disegni di legge nn. 437, 709, 799, 926, 940 e 1084.

Il Vice Direttore Generale della Banca d'Italia ha quindi rinnovato l’auspicio di una riforma che sia rispettosa dell’attuale impronta del modello delle banche popolari, fondata sulla mutualità non prevalente, ma in grado, al tempo stesso, di soddisfare le esigenze imprescindibili di un controllo scrupoloso e attento sull’operato del management e di un rafforzamento patrimoniale.

In tale direzione, secondo la Banca d’Italia, seppur con soluzioni specifiche diverse, si muovono i suddetti disegni di legge attraverso le seguenti direttrici: i) ampliamento dei limiti partecipativi individuali al capitale; ii) ruolo più incisivo degli investitori istituzionali, prevedendo per essi limiti di partecipazione più ampi di quelli ordinari e diritti speciali di nomina di propri rappresentanti negli organi di amministrazione e controllo; iii) estensione delle possibilità di delega del voto da parte dei soci; iv) revisione della disciplina delle trasformazioni; v) attenuazione dei vincoli alla cessione delle azioni e all’ammissione a socio. In taluni casi sono previste differenziazioni nella disciplina tra popolari quotate e non quotate e il riconoscimento di margini di autonomia statutaria.

Ha Banca d’Italia ha poi evidenziato alcune linee di intervento normativo con riferimento alle seguenti tematiche:

a) per quanto attiene l’innalzamento dei limiti al possesso azionario, la Banca d’Italiapropone che tale limite sia definito dallo statuto, soprattutto per le popolari quotate, garantendo altresì agli investitori istituzionali maggiori possibilità di possesso azionario andrebbero riconosciute.

b) per quanto attiene il ruolo degli investitori istituzionali, al fine di garantire condizioni più agevoli di sostegno patrimoniale, la Banca d’Italia ha evidenziato la necessità non solo di elevare i limiti all’investimento, ma di riconoscere altresì agli investitori strumenti idonei a proteggere il valore del capitale da essi apportato.

c) per quanto attiene il tema della trasferibilità e clausole di gradimento, la Banca d’Italia condivide la considerazione, contenuta in alcuni disegni di legge, che un ulteriore stimolo all’ingresso di nuovi capitali potrebbe derivare dalla definitiva affermazione della libera trasferibilità delle azioni e da una semplificazione dell’iter procedurale di ammissione a socio. Una soluzione tecnica potrebbe essere quella di prevedere un meccanismo di silenzio-assenso.

d) per quanto attiene le trasformazioni delle popolari in S.p.A., la Banca d’Italia si dice non contraria alle proposte che permettono la trasformazione volontaria da banca popolare a società per azioni (ora possibile solo per finalità di vigilanza), soprattutto nel caso di banche popolari grandi e quotate.

e) infine, per quanto attiene la partecipazione degli azionisti alle assemblee, la Banca d’Italia sottolinea il problema della scarsa partecipazione dei soci in assemblea in caso di società con azionariato diffuso, soffermandosi su possibili strumento di miglioramento.

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