L’Organizzazione Internazionale delle Autorità di Controllo dei Mercati (IOSCO) ha pubblicato una serie di nuovi principi in materia di merito creditizio e uso dei rating esterni per i grandi intermediari finanziari. Il nuovo documento, dal titolo ‘Sound Practices at Large Intermediaries Relating to the Assessment of Creditworthiness and the Use of External Credit Ratings’, raccomanda dodici ‘sound practices’ che i regolatori nazionali sono tenuti ad adottare nell’ambito della propria attività di supervisione degli intermediari finanziari.
Tali principi possono essere utilizzati anche dagli stessi partecipanti al mercato per lo sviluppo e la messa in opera di metodi alternativi efficaci per la valutazione del merito di credito. A tal riguardo lo IOSCO ritiene che l’individuazione di prassi che permettano l’uso di strumenti alternativi ai rating esterni possa ridurre la dipendenza dei soggetti finanziari dalle Agenzie di Rating, garantendo in tal modo maggiore integrità di mercato, nonché maggiori garanzie per gli investitori e per la stabilita finanziaria.
Le Agenzie di Rating costituiscono per investitori e intermediari finanziari uno strumento efficiente per il riconoscimento e la misurazione dei rischi associati all’attività creditizia. Tuttavia la recente crisi finanziaria ha dimostrato come un eccessivo affidamento su tali soggetti possa esasperare le conseguenze negative generate da un rapido deterioramento del mercato.
Proprio in ragione di tale preoccupazione, numerose autorità nazionali e internazionali hanno predisposto misure volte a limitare questi eccessi. Gli sforzi compiuti in questa direzione si sono concentrati, in particolare, su due aree:
- Requisiti per gli enti finanziari volti a definire procedure di due diligence e di gestione interna del rischio, di modo da ridurre la dipendenza meccanica dai rating esterni;
- La riconsiderazione delle previsioni normative nei quadri regolamentari facenti esplicito affidamento ai rating esterni, alla luce del fatto che tali riferimenti potrebbero essere visti come un riconoscimento pubblico all’attività delle Agenzie, influenzando così i comportamenti di mercato in maniera negativa.
Tenendo presente queste due macro aree, lo IOSCO ha enucleato i seguenti principi:
- Gli intermediari devono stabilire una funzione indipendente di valutazione del credito che sia separata in maniera chiara dalle altre unità operative. In aggiunta, gli intermediari finanziari devono sviluppare politiche e procedure appropriate per assicurare che i processi decisionali in materia non siano indebitamente influenzati dalle operazioni svolte in altre aree societarie.
- L’alta dirigenza deve essere coinvolta al fine di assicurare un’attuazione efficiente dei processi di valutazione del merito di credito, e deve essere promossa una cultura del rischio in tutta l’organizzazione aziendale. Tale coinvolgimento comporta una supervisione costante dell’intero processo di valutazione del rischio di credito da parte di un team dedicato che deve riportare i risultati ottenuti direttamente all’alta dirigenza.
- La struttura di supervisione deve assicurare che i processi di valutazione del credito siano propriamente implementati. In particolare, devono essere chiaramente articolate le linee di comunicazione e le responsabilità.
- E’ necessario assicurare che il comitato direttivo dell’istituto creditizio riceva un livello appropriato di informazioni sull’ammontare del rischi di credito al quale l’ente è esposto. Ciò potrà includere, tra le altre cose, eccezioni di policy, limiti alle violazioni e stress test per l’analisi delle concentrazioni.
- Gli intermediari devono investire nel personale e nelle risorse necessarie per sviluppare un sistema interno di gestione del rischio di credito che rifletta in maniera appropriata la natura, la dimensione e la complessità dell’impresa. Ciò implica avere a disposizione all’interno dell’impresa le necessarie competenze e capacità tecnologiche per analizzare efficacemente il portfolio dell’ente, restando aggiornati con gli indicatori di mercato.
- Gli intermediari devono evitare di esporsi a tipologie particolari di rischio di credito se la società non ha la capacità interna di verificare in modo indipendente e adeguato tali esposizioni. Inoltre, la capacità di valutazione del merito creditizio deve essere presa in seria considerazione nei processi di valutazione dei piani di sviluppo aziendali.
- E’ necessario che gli intermediari nei propri processi di valutazione del merito creditizio aggiungano alle misure quantitative un’ampia gamma di misurazioni qualitative. Questo potrà permettere una visione più olistica del merito creditizio.
- E’ opportuno prescrivere per la valutazione del merito creditizio livelli di appetito al rischio e agli investimenti che si focalizzino sul valore intrinseco dello strumento. Questi livelli dovrebbero distinguersi in varie categorie, quali ad esempio l’industria di riferimento o la posizione geografica, ed essere riflesse nelle politiche e nelle procedure che stabiliscono gli standard operativi che i soggetti responsabili della valutazione del rischio di credito devono adottare.
- I prodotti finanziari non aventi un rating o qualificati come prodotti non d’investimento dovrebbero comunque essere soggetti a tale valutazione di rischio.
- E’ necessario evitare di fare affidamento in modo meccanico ai rating esterni delle Agenzie. Il giudizio esterno sul merito di credito deve considerarsi soltanto come uno dei tanti fattori che possono essere utilizzati nel processo di analisi comprensiva del credito. E’ opportuno altresì considerare l’effetto che l’utilizzo dei rating esterni può avere quando è utilizzato come parametro di riferimento per la scelta dell’investimento. A tale fine, bisogna riconoscere le limitazioni intrinseche dei rating forniti dalle Agenzie e familiarizzare con le metodologie di valutazione da esse utilizzate.
- Gli intermediari devono aggiornare e migliorare in modo continuo le proprie pratiche di valutazione del rischio al fine di assicurare che ritardi nello sviluppo di tali pratiche non abbiano effetti materiali negativi sul portfolio dei soggetti finanziari e delle proprie controparti contrattuali.
- E’ necessario infine assicurare che la funzione di audit interno, o un’altra funzione indipendente, svolgano revisioni regolari delle procedure e delle politiche creditizie.