Con l’ordinanza in oggetto, la Corte di Cassazione si è espressa in materia di mala gestio degli amministratori di un società.
In particolare, evidenzia la Cassazione, in materia di responsabilità degli amministratori di società di capitali, l’insindacabilità del merito delle scelte gestorie trova un limite nella ragionevolezza delle stesse da compiersi “ex ante” secondo i parametri della diligenza del mandatario, tenendo conto della mancata adozione delle cautele, delle verifiche e delle informazioni preventive, normalmente richieste per una scelta di quel tipo e della diligenza mostrata nell’apprezzare preventivamente i margini di rischio connessi all’operazione da intraprendere.
In tale prospettiva, tenuto conto che l’acquisizione di rami aziendali non è di per sé irragionevole se avviene a prezzi vantaggiosi e in presenza di un piano di rilancio, corretta è l’impostazione della Corte d’Appello che ha ritenuto costituire atto di mala gestio l’acquisto di un ramo d’azienda gravemente indebitato e dissestato, ove non sia accompagnato (come nel caso di specie) dalla contestuale adozione di adeguate risposte organizzative idonee a consentirne il rilancio.
In particolare, nel caso di specie, veniva rilevata la violazione da parte dei due amministratori del dovere di diligenza nella gestione dell’impresa (mala gestio) per aver posto in essere una condotta idonea determinare il dissesto della società.
Infatti, a pochi giorni dalla sua costituzione, la società si era fatta carico, acquistandolo da una società immobiliare, di un ramo d’azienda che presentava un valore negativo di una certa rilevanza.
In tale ramo d’azienda, non era stato acquisito, peraltro il cespite costituito dall’immobile dove si svolgeva l’attività produttiva e la società (poi fallita) aveva, pertanto, dovuto farsi carico di un canone di locazione mensile di € 32.000,00: si era trattato di un’operazione che, valutata nel suo complesso, aveva posto le premesse per il dissesto.
La società aveva, infatti, alla luce delle risultanze delle CTU, sempre incrementato i propri debiti aziendali che sopravvanzavano di gran lunga il patrimonio netto, aveva sempre operato con una marginalità pressoché assente, rendendo necessario il continuo ricorso ad un maggiore indebitamento.