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Mercato assicurativo e EU Retail Investment Strategy 

8 Aprile 2024

Francesco Sabiu, Dottore di ricerca in Scienze Giuridiche, Università degli Studi di Cagliari

Di cosa si parla in questo articolo

Il Segretario Generale dell’IVASS, Stefano De Polis, ha partecipato al Convegno “La EU Retail Investment Strategy – profili di diritto del mercato assicurativo” per discutere della proposta di un “pacchetto” di misure con cui la Commissione Europea intende incoraggiare gli investitori al dettaglio a partecipare più attivamente ai mercati dei capitali, sfruttando appieno i vantaggi che questi offrono. 

Le misure in questione definiscono la EU Retail Investment Strategy (RIS), che si innesta nel Capital Market Union Action Plan del 2020, avente tra i propri obiettivi quello di accrescere la sicurezza e l’attrattività del mercato unico per i cittadini europei, con particolare riguardo agli investimenti a lungo termine. 

In base agli studi della Commissione, la popolazione europea – pur avendo una buona attitudine al risparmio – non è altrettanto proclive all’investimento.

L’istituzione europea individua tra i fattori che contribuiscono alla bassa partecipazione ovvero alla scarsa capacità di sfruttare appieno i mercati dei capitali da parte degli investitori retail europei: (i) i bassi livelli di alfabetizzazione finanziaria, che si traducono in una scarsa comprensione dei principi di base della finanza e dei prodotti finanziari; (ii) la scarsa fiducia nei confronti dei loro consulenti; (iii) la difficoltà di accedere a informazioni complete e facilmente comprensibili sui prodotti di investimento; (iv) il rischio di essere influenzati da pratiche e informazioni di marketing non realistiche o addirittura ingannevoli; (v) le scarse informazioni in tema di incentivi riconosciuti ai distributori dei prodotti; nonché (vi) i costi ingiustificatamente gravosi dei prodotti di investimento offerti alla clientela retail

Le misure proposte intendono colmare le lacune normative che ostacolano lo sviluppo degli investimenti, incidendo in particolare sui seguenti aspetti:

  • governance dei prodotti: rafforzamento del quadro normativo al fine di garantire il Value for Money per i sottoscrittori;
  • conflitti di interesse e incentivi: revisione della disciplina, anche mediante la previsione di presidi più stringenti in tema di incentivi percepiti dai distributori, con l’obiettivo di mitigare il rischio che questi ultimi possano essere indotti ad agire nel proprio interesse, eventualmente sacrificando quello degli investitori;
  • requisiti di adeguatezza e appropriatezza: introduzione di standard più rigorosi in sede di valutazione della correttezza degli investimenti, anche in relazione ai bisogni e alle caratteristiche del cliente;
  • trasparenza: miglioramento della chiarezza e intellegibilità della documentazione informativa, specie per quanto riguarda i costi, e modernizzazione delle regole pre-contrattuali e di marketing per adattarle all’era digitale;
  • vigilanza cross-border: introduzione di norme di vigilanza più stringenti in relazione ad attività finanziarie transfrontaliere;
  • educazione finanziaria: promozione di una maggiore alfabetizzazione sui temi della finanza.

In conclusione, la proposta della Commissione elabora strumenti giuridici per la correzione delle incoerenze del quadro regolamentare vigente, ma risulta non del tutto immune da perplessità di natura strategica e operativa.

Le questioni più controverse attengono alla gestione dei conflitti di interesse, soprattutto in relazione all’eventuale introduzione di un divieto parziale di incentivi, nonché al Value for Money, stante la preoccupazione che il ricorso a benchmark di mercato possa tradursi nell’imposizione di un cap sui prezzi.

Si percepisce dunque la necessità di monitorare nel continuum l’evoluzione della normativa, al fine di garantirne la corrispondenza ai principi di concorrenza e buon funzionamento del mercato, valorizzando in special modo la trasparenza, anche con riferimento al criterio di confrontabilità dell’offerta.

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