Con detta ordinanza la Cassazione ha bocciato le conclusioni della sentenza di appello impugnata, nella quale si riteneva deducibile una minusvalenza frutto di una duplice cessione “infragruppo” di un pacchetto azionario, in luogo di un’unica cessione diretta.
Nella fattispecie concreta analizzata, infatti, un pacchetto azionario era stato frutto di una doppia cessione da parte di una prima società facente parte di un gruppo societario, poi posta in liquidazione, ad una seconda società (controricorrente in Cassazione), la quale a propria volta aveva ritrasferito il pacchetto ad una terza società del gruppo, ad un prezzo minore di quello di acquisto. Sostenendo le ragioni dell’Amministrazione finanziaria, ed intravedendo possibili condotte elusive volte ad ottenere la deducibilità della minusvalenza ottenuta, la Suprema Corte non ha ritenuto giustificata la rilevante svalutazione del pacchetto azionario, la cui cessione era stata effettuata dopo soli tre mesi dall’acquisto. Tale svalutazione aveva dato origine, appunto, alla predetta minusvalenza.