Nel consiglio dei ministri del 22 settembre scorso è stato approvato lo schema di regolamento in materia di nuovo assetto del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL), con riduzione del numero dei componenti da 120 a 70, oltre al Presidente e al Segretario generale. Lo schema verrà trasmesso al Consiglio di Stato per il parere.
Il regolamento prevede che i dodici qualificati esperti esponenti della cultura economica, sociale e politica restino confermati e stabilisce in quarantotto il numero dei rappresentanti delle categorie produttive di beni e servizi pubblici e privati; tra questi, saranno ventidue e nove i rappresentanti dei lavoratori dipendenti e dei lavoratori autonomi e diciassette i rappresentanti delle imprese. Restano dieci, infine, i rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni di volontariato, designati dai rispettivi Osservatori.
Contrarie le reazioni delle parti sociali.
Secondo il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, “le decisioni annunciate in Cdm non hanno altro significato che quello di un punitivo ridimensionamento della rappresentanza di lavoratori e imprese nell’unica sede istituzionale prevista dalla Costituzione, oltretutto a vantaggio, in particolare, di rappresentanti di nomina politica, non previsti dall’articolo 99 della Costituzione”.
Per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, “il CNEL è un organo di rilevanza costituzionale in cui sono rappresentate le parti sociali. Ma quando si è trattato di ridimensionarne i numeri sono stati tagliati solo questi soggetti. Sarebbe stato più logico, invece, incidere innanzitutto sui rappresentanti di altri settori non indicati dalla Costituzione”.
Dura anche la reazione del numero uno della Cgil, Susanna Camusso, secondo la quale si tratta di “un ulteriore atto di ritorsione contro le parti sociali che non intendono arrendersi alle politiche del governo e alle sue prevaricazioni. E’ l’ennesimo uso privatistico di un’istituzione costituita attraverso un articolo della Carta costituzionale”.
Per Confindustria, infine, il regolamento è ‘‘inaccettabile perché un CNEL asservito alla politica non serve a nulla’’.
I giudizi sopra riportati vengono condivisi dall’ABI, la quale, con un comunicato stampa apparso sul proprio sito internet, esprime la contrarietà per un assetto del CNEL che preveda la riduzione dei componenti espressi dalle parti sociali, condividendo il giudizio e la preoccupazione per il ridimensionamento del ruolo delle parti sociali.