Il problema dello stock di non-performing loan (NPL) delle banche europee è uno dei temi più rilevanti nell’agenda delle autorità di vigilanza. Sebbene il valore medio degli NPL nell’Unione (a valori di fine 2017) sia pari a 4.06%, ci sono almeno 8 Paesi il cui valore medio supera il 10%. L’Italia presenta un valore di poco inferiore al 12%. Per questo la BCE ritiene che l’attuale livello aggregato di NPL rimanga troppo elevato rispetto agli standard internazionali e che siano necessari ulteriori sforzi per garantire che la questione degli NPL nell’area dell’euro sia affrontata in modo adeguato.
L’obiettivo è quello di raggiungere la stessa copertura dello stock e del flusso di NPL nel medio termine. Per quanto riguarda l’Italia, alla fine del 2017 il flusso di nuovi crediti deteriorati è sceso all’1,7 per cento del complesso dei prestiti (1,2 per le famiglie e 2,6 per le imprese). Attualmente il flusso è inferiore al valore medio del periodo pre-crisi e le aspettative di ripresa economica dovrebbero accompagnarsi a un’ulteriore riduzione dei flussi.
La crescita economica e le strategie di assorbimento degli stock di NPL sono al centro delle soluzioni individuate dalle autorità. Si sostiene, infatti, che si dovrebbe sfruttare in modo robusto l’attuale ciclo economico per ridurre in tempi molto rapidi l’eredità del periodo di crisi, nell’incertezza della durata delle condizioni positive. Partendo dalla considerazione che “livelli elevati di NPL finiscono per generare un impatto negativo sul credito bancario all’economia, per effetto dei vincoli di bilancio, di redditività e di capitale a cui sono soggetti gli enti creditizi che li detengono”, la BCE ha introdotto (già nel marzo 2017) una serie di linee guida di natura prevalentemente qualitativa con l’obiettivo di rafforzare il processo di monitoraggio degli NPL. Pur riconoscendo che il problema degli NPL vada affrontato in un’ottica di medio termine, la BCE ha pianificato una fase successiva volta ad accelerare il processo di accantonamento e cancellazione delle esposizioni deteriorate.
Le linee guida qualitative possono essere sintetizzate nel modo seguente:
1. valutazione del contesto operativo, fra cui capacità delle banche di gestire gli NPL, delle condizioni macroeconomiche che hanno un impatto sul recupero degli NPL e le relative implicazioni patrimoniali;
2. elaborazione della strategia per gli NPL, fra cui obiettivi in termini di sviluppo della capacità operativa e riduzioni previste degli NPL a breve, medio e lungo termine;
3. attuazione del piano operativo, inclusa qualsiasi modifica necessaria nella struttura organizzativa della banca;
4. integrazione della strategia per gli NPL nei processi gestionali della banca, con regolare monitoraggio indipendente e potenziamento della governance sul credito.
Le linee guida del marzo 2017 hanno ulteriormente riacceso la discussione. Nel marzo 2018, la BCE ha pubblicato la versione finale di un addendum che affronta alcune dei principali temi critici sollevati in questi mesi:
a) le preoccupazioni circa l’idoneità di tutte le forme di attenuazione del rischio di credito per le banche che utilizzano il metodo interno chiarendo che le garanzie ammissibili ai sensi del Regolamento (CRR) saranno prese in considerazione, garantendo condizioni di parità tra le banche che utilizzano metodi standard e metodi basati su modelli interni;
b) la mancanza di chiarezza su come le svalutazioni parziali debbano essere considerate nell’ambito delle aspettative di vigilanza modificando le svalutazioni parziali effettuate in quanto la più recente classificazione NPE può essere considerata come accantonamento nella valutazione del percorso lineare e contribuisce all’attuale indice di copertura della banca;
c) i timori circa gli effetti economici negativi derivanti dall’azzardo morale, da parte dei debitori (inadempienze strategiche) e dei creditori (maggiore rapidità nell’applicazione della legge).
Un elemento interessante è che l’addendum non include le aspettative delle autorità di vigilanza in merito al percorso lineare per le esposizioni garantite durante i primi due anni al fine di eliminare i potenziali incentivi negativi a perseguire troppo rapidamente una via legale laddove potrebbero essere più efficaci soluzioni di tolleranza praticabili.
La Banca centrale europea ha annunciato l’11 luglio scorso l’intenzione di introdurre alcune ulteriori innovazioni nell’approccio di vigilanza per affrontare il problema dello stock di crediti deteriorati (NPL) nell’area dell’euro. Si tratta di innovazioni ritenute necessarie a seguito del dibattito alimentato dagli orientamenti della vigilanza sul tema.
Cosa attendersi? La rapidità di assorbimento degli NPL non può essere solo calibrata con il ciclo economico, per quanto favorevole, perché potrebbe generare politiche paradossalmente volte a ridurre la disponibilità creditizia. Inoltre, è necessario considerare che essere obbligati ad alienare rapidamente portafogli di crediti ne abbatte il prezzo con effetti negativi sugli equilibri bancari, alimentando una speculazione da parte dei soggetti acquirenti.
Per questo l’approccio sarà più olistico, come già sperimentato con il supervisory review and evaluation process (SREP). La vigilanza della BCE si impegnerà ulteriormente con ciascuna banca a definire le proprie aspettative in materia di vigilanza. Da un lato si costruiranno dei gruppi di banche omogenee per business e dimensione e si cercherà di fare analisi di benchmarking utili per suggerire le soluzioni ideali di gestione degli NPL.
L’obiettivo è chiaro: “garantire progressi continui per ridurre i rischi ereditati dal passato e ottenere la stessa copertura dello stock e del flusso di NPL nel medio termine”. Vista la differenza fra stock e flussi, per l’Italia potranno servire alcuni anni. Nel frattempo, le istituzioni bancarie più sane potranno adottare politiche creditizie più aggressive in termini di tassi e volumi, con scenari favorevoli per la crescita attraverso acquisizioni.