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Nuovo regime prudenziale europeo per le banche: prime valutazioni Banca d’Italia

19 Gennaio 2022
Di cosa si parla in questo articolo

Il Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Paolo Angelini, è intervenuto al Comitato Esecutivo dell’Associazione bancaria Italiana del 19 gennaio 2022, con una relazione dal titolo: “La recente proposta della Commissione europea di modifica delle regole prudenziali per le banche: un quadro d’insieme e una prima valutazione”.

In particolare, evidenzia Angelini, la proposta della Commissione, pubblicata lo scorso 27 ottobre, recepisce nel CRR (CRR3) e nella direttiva CRD (CRD6) gli standard approvati dal Comitato di Basilea a fine 2017, con specifico riferimento al trattamento dei principali rischi (credito, mercato e operativo) e al cosiddetto “output floor”; contiene inoltre riferimenti sul tema dei rischi climatici e su come banche e supervisori ne dovranno tenere conto.

La proposta persegue tre obiettivi principali: rafforzare ulteriormente la resilienza del sistema bancario europeo, nel rispetto del principio di proporzionalità e tenendo conto delle specificità già contenute nelle regole vigenti; contribuire alla “transizione verde”; rendere più incisivi i poteri di vigilanza, anche alla luce dei recenti scandali finanziari registrati in alcuni Paesi.

Il recepimento della direttiva dovrà essere effettuato entro 18 mesi dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale UE, mentre le nuove previsioni del CRR dovrebbero entrare in vigore dal primo gennaio 2025, quindi due anni oltre il termine concordato a livello di Basilea, che pure era stato differito di un anno in risposta alla crisi pandemica.

Se si considerano anche vari periodi transitori e norme temporanee, continua Angelini, le nuove regole saranno pienamente operative ben oltre il 2030. Si tratta di un orizzonte molto lungo, che mira a fornire agli intermediari tutto il tempo necessario per adeguare sistemi di misurazione dei rischi e prassi operative, e per far fronte a eventuali carenze di capitale. La Banca d’Italia sostiene un recepimento completo e coerente degli standard concordati a livello globale, che tenga conto – come in passato – delle specificità europee.

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