La Commissione europea ha posto in pubblica consultazione delle modifiche alla Direttiva (UE) 2015/2366 (PSD2) sui servizi di pagamento.
Il riesame valuterà in particolare se la direttiva sia ancora adeguata allo scopo, tenuto conto dell’emergere di nuovi servizi di pagamento e rischi.
Il problema che la presente iniziativa intende affrontare è la difficoltà di accedere ai dati dei clienti e di riutilizzarli e la loro scarsa interoperabilità nel settore finanziario. Queste difficoltà dipendono principalmente dagli ostacoli giuridici, contrattuali o tecnici seguenti:
- scarsa chiarezza in merito agli obblighi contrattuali o normativi per quanto riguarda l’accesso ai dati, in particolare i dati non personali; carenza di dati adeguati in termini di qualità (per esempio per quanto riguarda il volume dei dati) e frequenza (per esempio accesso in tempo reale rispetto alle richieste ad hoc); scarsa interoperabilità in assenza di norme armonizzate valide per tutti i titolari dei dati;
- scarsa fiducia e autonomia dei consumatori, con conseguente limitata propensione dei clienti a dare accesso ai dati, anche a causa degli attacchi informatici, del rischio di uso improprio dei dati e della criminalità finanziaria;
- mancanza di incentivi e/o possibile mancanza di compensi congrui per sviluppare interfacce di programmazione per applicazioni di alta qualità e per sostenere eventuali costi ricorrenti;
- posizione concorrenziale asimmetrica tra utilizzatori e titolari dei dati e riluttanza di questi ultimi a mettere a disposizione i dati in assenza di una piena conoscenza delle tecnologie di elaborazione degli utilizzatori.
La difficoltà di accedere ai dati dei clienti e di riutilizzarli si ripercuote sia sulle imprese che sui consumatori al dettaglio.
In primo luogo, frena le innovazioni delle imprese e, in alcuni casi, limita la scelta dei clienti. In secondo luogo, i consumatori potrebbero non trarre benefici sufficienti dalla digitalizzazione se i fornitori terzi non avranno accesso ai dati che li riguardano.
L’accesso ai dati consentirebbe infatti di offrire servizi più personalizzati e più facili da comparare, e potrebbe portare a migliori risultati per i consumatori.
Attualmente vi sono poche fonti che concedono ai fornitori di servizi terzi diritti di accesso ai dati nel settore finanziario: la PSD2 per quanto riguarda i dati sui conti di pagamento dei clienti al dettaglio e dei clienti commerciali, e il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) per quanto riguarda i dati personali detenuti da qualsiasi fornitore di servizi finanziari.
Tuttavia, il GDPR non garantisce ai fornitori di servizi terzi l’accesso diretto ai dati, poiché lo autorizza solo quando è possibile sul piano tecnico. Nemmeno la recente proposta di normativa sui dati introduce nuovi diritti di accesso ai dati nel settore finanziario.
Le ipotesi di modifica riguarderanno:
- la promozione di una normalizzazione diretta dal mercato per superare gli attuali problemi tecnici che ostacolano il riutilizzo dei dati senza introdurre nuovi diritti di accesso ai dati;
- l’introduzione di nuovi diritti di accesso ai dati in un numero ristretto di settori (per esempio per i conti di risparmio o i conti titoli e simili);
- l’introduzione di diritti di accesso ai dati dei clienti in tutto il settore finanziario, in linea con la proposta di normativa sui dati.
La consultazione avrà termine il 2 agosto 2022.
