La Banca Centrale Europea ha pubblicato un rapporto sugli impatti del rischio da transizione energetica nella gestione del rischio di credito da parte delle banche.
Il rapporto, in particolare, valuta il rischio di disallineamento dei finanziamenti bancari con gli obiettivi climatici dell’UE, valutando complessivamente l’allineamento del settore bancario europeo alle politiche di sostenibilità dell’Unione Europea.
Sulla base di dati di produzione prospettici per gli asset dei settori maggiormente d’impatto di un’economia a basse emissioni di carbonio, il rapporto valuta dunque il rischio derivante da un (errato) allineamento dei finanziamenti delle banche alle politiche dell’UE.
La valutazione dell’allineamento viene condotta utilizzando il sistema open source Paris Agreement Capital Transition Assessment (PACTA), per determinare i tassi di allineamento a livello bancario.
I rischi di transizione sono valutati per quindici diverse tecnologie in sei settori chiave di transizione, che insieme rappresentano circa il 70% delle emissioni di CO2 e che sono stati quindi identificati come quelli che presentano i rischi di transizione più pronunciati.
Poiché si basa su piani di produzione delle aziende, la metodologia PACTA ha un orizzonte temporale di cinque anni, ed è utile a rilevare se un’azienda sta passando a una produzione a basse emissioni di carbonio o, piuttosto, se continua a produrre con tecnologie ad alta intensità di carbonio; valuta inoltre il grado di coerenza del ritmo di transizione con un determinato obiettivo politico.
L’allineamento viene misurato confrontando il tasso di cambiamento nella diffusione delle tecnologie con il tasso di cambiamento richiesto da un percorso di decarbonizzazione.
Il rapporto ricorda che il Regolamento (UE) 2021/1119 del 30 giugno 2021, che istituisce il quadro per il conseguimento della neutralità climatica, prevede che l’Unione Europea raggiunga la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050.
Il percorso di decarbonizzazione dell’Agenzia Internazionale dell’Energia “Emissioni nette zero entro il 2050” è allineato a questo obiettivo, e può servire da punto di riferimento per il settore energetico globale, al fine di raggiungere le emissioni nette di CO2 entro il 2050.
Secondo il rapporto, il settore bancario dell’area dell’euro presenta un sostanziale disallineamento e potrebbe quindi essere soggetto ad un maggiore rischio di credito.
Circa il 5% del credito alle società non finanziarie viene erogato ai sei settori maggiormente in transizione analizzati.
Inoltre, le esposizioni delle banche controparti disallineate possono aumentare di oltre il 50% se le linee di credito verso queste controparti dovessero essere integralmente utilizzate.
Sulla base dei sei settori analizzati nel rapporto, è risultata evidente la necessità di una trasformazione significativa dell’infrastruttura produttiva dell’area dell’euro in termini di allineamento con gli obiettivi stabiliti dall’Accordo di Parigi.
Molte banche, sottolinea il rapporto, potrebbero poi incorrere in rischi di transizione, soprattutto sotto forma di elevato rischio di credito, in quanto la competitività delle imprese a cui forniscono credito si ridurrebbe, portando a potenziali perdite di credito a causa dell’aumento del rischio di credito, e ad una maggiore probabilità di insolvenza.
Il rapporto rileva, inoltre, che sette banche su dieci banche sono esposte a un elevato rischio legale, in quanto si sono impegnate a rispettare l’Accordo di Parigi, ma il loro portafoglio creditizio non è stato allineato ad esso.
Inoltre, emerge dal rapporto che alcuni dei portafogli di credito più disallineati hanno un’esposizione relativamente elevata rispetto al loro capitale CET1: ciò suggerisce un potenziale rischio di disallineamento e di potenziale impatto sulla solvibilità degli istituti che emettono credito.