Con sentenza n. 33371 del 29 agosto 2012 la Cassazione Penale ha escluso la possibilità di disporre il sequestro dei beni della società finalizzato alla confisca per equivalente del profitto del reati fiscali da parte dell’amministratore della stessa società.
Dalla natura di sanzione penale della confisca per equivalente deriva infatti l’inapplicabilità dell’istituto nei confronti di un soggetto diverso dall’autore del reato, a nulla rilevando, con riferimento alle persone giuridiche, il cosiddetto rapporto di immedesimazione organica del reo con l’ente del quale, con compiti o poteri vari, fa parte.
Del resto, prosegue la Cassazione, la legge 8 giugno 2001 n. 231 ha configurato la responsabilità amministrativa della persona giuridica per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio dagli organi dell’ente o da persone loro sottoposte, sotto il profilo della culpa in eligendo o in vigilando, per l’ovvia impossibilità di estendere qualsiasi forma del sistema sanzionatorio penale a tale soggetto.
Ne consegue che, ai reati tributari previsti dal D.Lgs n. 74/2000, non può essere applicata la confisca per equivalente ex art. 19, comma 2, D.Lgs. n. 231/2001, applicabile esclusivamente con riferimento ai reati previsti dagli art. 24 e ss..
Tale principio, conclude la Cassazione, può essere derogato solamente nell’ipotesi in cui la struttura societaria costituisca un apparato fittizio, utilizzato dal reo proprio per porre in essere i reati di frode fiscale o altri illeciti, sicché ogni cosa fittiziamente intestata alla società sia immediatamente riconducibile alla disponibilità dell’autore del reato.
